17 Marzo 2020 di Redazione Redazione
L’urgenza di far emergere quel principio di eleganza, che si manifesta come valore morale prima ancora che come valore estetico, segna il lungo corso dell’esplorazione fotografica di Giovanni Gastel e caratterizza il linguaggio per immagini che l’autore ha saputo costruire intorno a Hogan, il celebre marchio italiano produttore di scarpe, borse e accessori. Estetismo raffinato e contemporaneo frutto di una cultura aristocratica che affonda le radici nell’ambiente familiare di provenienza, il contesto visconteo pullulante di arte, pittura e poesia.

Gastel: artefice di bellezza ed eleganza

La fotografia di Gastel indugia da sempre nel territorio del bello e del meraviglioso, insiste sulla sublimazione dell’oggetto del desiderio senza mai scostarsi dalla visione classica della bellezza e dal potere seduttivo che da essa emana. Allo stesso tempo si svela in tutta la sua dinamicità creando immaginari liquidi che assecondano le modificazioni del gusto. Ed è in questa sua capacità di accordare l’idea di eleganza come spazio assoluto e tempo assoluto con la mutevolezza empirica dello spazio e del tempo della moda che risiede la sua indubbia grandezza.
Sintesi di funzionalità e caratteri estetici, enfatizzati dall’eccellente qualità dei materiali e dalla costante innovazione tecnica, grazie al loro stile raffinato, ma nello stesso tempo perfettamente consono alla vita di tutti i giorni, le scarpe Hogan propongono una sorta di demistificazione del codice del vestire. Esse trascendono, nella narrazione di Gastel, la condizione di prodotto di consumo e diventano, in definitiva, atteggiamenti, modelli di comportamento, storie, dentro le quali ciascuno può riconoscersi nei volti che incarnano i valori di una bellezza moderna sempre in equilibrio tra eleganza e forza interiore.
Hogan. Giovanni Gastel

Scatto non pubblicato della primavera/estate 2018

La fotografia come rappresentazione di un sogno

E mentre la fotografia commerciale subisce la fascinazione della moltiplicazione di stili, linguaggi e valori, quella di Gastel si attesta su di un unicum che è la visione stilisticamente alta che da sempre caratterizza la storia delle arti figurative. Se è vero che la moda è sogno e realtà insieme è altrettanto vero che ci sono le immagini a raccontare quei sogni come espressioni necessarie, uniche, dense e concise. E se un autore è fedele a ciò che immagina, se sogna sinceramente, questa è la sua autenticità e di null’altro ha bisogno se non del filtro della luce: la luce trattata, vista, percepita con l’anima, non più con gli occhi o con la testa.
 

Giovanni Gastel

Giovanni Gastel

© Stefano Guindani


Gastel si avvicina alla fotografia di moda agli inizi degli anni Ottanta e nel tempo collabora con le più prestigiose testate sia in Italia che all’estero. La consacrazione artistica avviene nel 1997 quando la Triennale di Milano gli dedica una mostra personale curata dallo storico d’arte contemporanea Germano Celant. Il successo si consolida nel decennio successivo tanto che il suo nome appare nelle riviste specializzate insieme a quello di celebri fotografi quali Oliviero Toscani, Gian Paolo Barbieri, Ferdinando Scianna, Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibowitz, Mario Testino e Juergen Teller. Nel 2002, nell’ambito della manifestazione La Kore Oscar della Moda, riceve l’Oscar per la fotografia. Il suo impegno attivo nel mondo della fotografia lo avvicina anche all’Associazione Fotografi Italiani Professionisti di cui è stato presidente dal 1996 al 1998. Da allora ne è presidente onorario. È inoltre membro permanente del Museo Polaroid di Chicago.

Lascia un commento

qui