Lo scorso 26 marzo il Parlamento europeo ha votato a favore della nuova, e molto discussa, direttiva Ue per la tutela del diritto d’autore in Rete. Già proposta e bocciata nel luglio 2018, la legge ha subito diverse modifiche in seguito a un acceso dibattito tra esperti di diritto, attivisti, gestori di piattaforme digitali e grandi gruppi editoriali e d’intrattenimento. Il provvedimento ha voluto rispondere all’urgenza di aggiornare una regolamentazione sul copyright ferma a un testo del 2001, adeguando le leggi pensate per un modello web profondamente diverso da quello che conosciamo oggi. L’obiettivo principale che ha mosso le intenzioni della commissione è stato quello di alzare il livello di protezione del diritto d’autore e dei diritti connessi adattando le norme a un mercato monopolizzato da colossi internazionali che fatturano sfruttando l’uso gratuito di contenuti prodotti da terzi. A tal proposito le grandi major digitali dovranno assicurare la stipula di licenze con i legittimi proprietari dei diritti o la rimozione dei contenuti protetti da copyright. Se fin qui il provvedimento mette d’accordo molti nelle sue intenzioni, gli articoli che sollevano le maggiori perplessità e mettono gli editori e produttori creativi contro piattaforme come Google, Facebook, Instagram e YouTube sono gli articoli 15 e 17. In questi articoli, in buona sintesi, si legge che è diritto esclusivo degli editori di giornali di autorizzare o vietare la riproduzione e pubblicazione online dei loro contenuti di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi. Tuttavia la norma non prevede che le grandi piattaforme web facciano un controllo preventivo ma che stipulino una licenza con gli aventi diritto condividendo, di fatto, con loro una fetta degli enormi profitti.
Il dilemma è diritto d’autore o diritto d’espressione?
Non sono dello stesso parere colossi come Wikipedia, la grande enciclopedia mondiale, che ritiene che questi provvedimenti possano danneggiare e limitare seriamente la libertà di espressione sulla Rete, tanto da oscurare per alcuni giorni le proprie pagine alla vigilia del voto. Certamente c’era una forte necessità di maggiori regole sulla riproduzione incontrollata in Rete di contenuti creativi, fattore che negli ultimi anni è stato uno dei tanti che ha provocato la grande crisi editoriale, ma dall’altra
parte una legislazione del genere può essere usata per manipolare la libertà di condivisione di pensiero alla base di Internet. Il dilemma è diritto d’autore o diritto d’espressione? Si aprono le riflessioni