La scelta per il palco e per il dietro le quinte
La Z 7 ha un’elevata risoluzione e gestisce bene l’azione, ma è una fotocamera a cui mi rivolgo per uno scatto “costruito” – un ritratto posato, un momento ben definito dal controllo del fotografo. La Z 6 fa pensare più a un modello “da fotogiornalismo”: risoluzione più bassa, veloce, con gamma ISO estesa. Ottima per immagini in luce ridotta, dietro le quinte, in stile documentaristico. Entrambe le fotocamere trattano la luce in modo silenzioso. Le vite di atleti e performer riecheggiano la distinzione. Sul palco, in allenamento, sul ring, mentre ballano e suonano: questa è l’immagine pubblica, i momenti stilizzati che il mondo vuole vedere. Ma c’è un dietro le quinte, in cui succedono molte cose. Sono momenti che non si vedono spesso, ma sono le basi, le fondamenta della vita di un performer. Per i momenti gloriosi in cui tutto è perfetto e il soggetto è al massimo, prendiamo la Z 7. E per il duro lavoro, i momenti privati, la vita quotidiana? La Z 6.
Fare luce
Questo incarico ci ha portato nel’upstate di New York. Ogni tanto si capita in un posto che offre tutta la varietà della luce: un effetto molto duro qui, un alone riflesso dal pavimento lì e magari una zona in cui può stare bene aggiungere un po’ di pepe con luci artificiali. Questo magazzino era uno di questi luoghi. Ci metti piede e la luce è lì che ti aspetta: tu e la fotocamera dovete solo raccoglierla. Avevamo tutto per concretizzare le famose parole di Jay Maisel: “Luce, gesto e colore”.
All’opera
Abbiamo ripreso Joshua Cummings in varie posizioni, relativamente all’illuminazione e con gesti espressivi differenti. Qui la luce è come si presentava, senza nessuna aggiunta – un’opportunità straordinaria, e potevo muovermi in fretta, senza attrezzatura extra. Nella foto (qui sopra) la luce delle finestre è dura, ma lo scintillio sulla schiena e sulla spalla davanti di Joshua, che aiuta a staccarlo e dare definizione alla muscolatura, viene da un’unità Profoto Pro-B4, dotata di softbox e griglia in tessuto. È sulla destra della fotocamera e alle spalle di Josh. Ho usato Z 7 e obiettivo 14-30 mm S.
Il pugile Ray James si muoveva così veloce, mentre boxava e sembrava ballare, che non avevo un vero controllo – quindi siamo tornati al flash in grande stile (qui sopra). Niente di sottile: la luce è espressionista e potente. Lui posa per la fotocamera e io posso usare la Z 7. La luce naturale è tutta alle spalle di Ray. Lui è illuminato da Profoto B1X, a sinistra della fotocamera, con striplight. Nell’immagine c’è ancora un’altra luce: a destra, con un modificatore a griglia, torna il Pro-B4, puntato sul sacco da pugile sotto il finestrino. Dà una bella lucentezza a quello che altrimenti sarebbe stato solo un ammasso informe. Definisce il sacco per quello che è. Un effetto minimo, ma necessario, credo, per evitare una certa confusione visuale.
Insomma: luce ambientale, un’unità, due unità – ho provato tutto!
Joe McNally
Pluripremiato fotografo americano che ha lavorato per National Geographic, Life Magazine, Sports Illustrated, Time e tante altre prestigiose riviste. È noto per la maestria della sua “flash photography”. Ambassador di Nikon, ama ribadire che non basta avere in borsa la più potente delle fotocamere per appropriarsi del titolo di “fotografo”: occorre studiare, scattares enzafermarsi mai, essere umili e mettersi continuamente in discussione. http://joemcnally.com