Dal 31 marzo al 25 giugno 2023 le Sale Chagall del Castello di Casale Monferrato (AL) ospitano Maria Vittoria Backhaus. I miei racconti di fotografia oltre la moda. Un’ampia antologica che ripercorre l’opera dell’artista dai suoi esordi negli anni Settanta a oggi.
La mostra si inserisce nell’ambito di Middle MonFest, l’anno d’intermezzo della Biennale di Fotografia di Casale Monferrato, ed è curata da Luciano Bobba e Angelo Ferrillo con la direzione artistica di Mariateresa Cerretelli.
Maria Vittoria Backhaus a Casale Monferrato
L’esposizione è frutto di un’attenta ricerca all’interno dell’articolato archivio di Maria Vittoria Backhaus, dove le immagini per la moda e il design si alternano alla ritrattistica e agli still life. In un’esplosione di creatività e sperimentazione che fa della fotografa milanese, piemontese d’adozione, una delle protagoniste indiscusse dell’arte italiana.
Attraverso una rilettura inedita dell’archivio, la mostra prende dunque in esame i vari temi che compongono la multiforme genialità di Maria Vittoria Backhaus che si è espressa soprattutto in ambito editoriale e nelle pubblicità. Affiancando a questi ambiti una ricerca personale dedicata alla società e alla sua continua evoluzione.
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Afferma il curatore Luciano Bobba: «La creatività artistica ci unisce e per me studiare la mostra con Maria Vittoria passo dopo passo è come seguire la linea parallela di uno scambio naturale e spontaneo senza barriere in un fluire di pensiero e di accordi estetici profondi e immediati che derivano dalla comune passione per l’arte fotografica».
Gli fa eco Angelo Ferrillo: «Immaginifico. È l’aggettivo che mi ha pervaso la prima volta che ho avuto la fortuna di vedere il lavoro di Maria Vittoria. Conoscendola poi a fondo, vivendo la produzione e approfondendo il suo pensiero, mi sono reso conto di quanto la sua fotografia si muova in equilibrio tra visione, creatività e metodo».
Dalla moda al ritratto, dallo still life al reportage
Il percorso espositivo mette dunque in risalto i temi cari alla fotografa, sottolineando allo stesso tempo il suo spirito rivoluzionario. Il suo essere sempre un passo avanti rispetto alla classicità delle immagini imperanti nelle riviste patinate o nelle campagne pubblicitarie dagli anni Settanta a oggi.
Così è anche per i ritratti. Lo afferma la stessa artista, intervistata per IL FOTOGRAFO da Mariateresa Cerretelli: “Mi è sempre interessato soprattutto il contesto in cui le persone vivono. Le ballerine si facevano fotografare in tutù, tiratissime, pettinate, pronte per la scena e mai in prova. Quando ho realizzato il servizio a Carla Fracci nel 1965, lei non volle assolutamente che lo pubblicassi. Il mio desiderio era di mostrare la fatica di una ballerina e non l’aspetto da fatina perfetta”.
“Quando ho cominciato non avevo nemmeno un libro di fotografia come riferimento. L’unico, la mia vera Bibbia, era il catalogo di The Family of Men, circa 500 immagini della mostra del 1955 ideata da Edward Steichen al MoMa di New York. Per me, il ritratto è quello in cui ti allontani un po’ per vedere anche il contesto intorno – una mia idea che trova anche molti detrattori”.
“Come Bruce Chatwin che, facendo tanti expertise di opere d’arte con la lente d’ingrandimento, ha sentito la necessità di andare in Patagonia per vedere finalmente l’orizzonte che non aveva mai visto, così io devo sempre allontanarmi dalle cose. E anche nella moda applico lo stesso concetto. Non è il vestito il centro della mia attenzione, ma il contesto. Io sono una ritrattista che non fa ritratti”.
Leggi l’intervista completa di Mariateresa Cerretelli a Maria Vittoria Backhaus su IL FOTOGRAFO 340.