5 Maggio 2020 di Redazione Redazione
La notte cala sulla città, le strade si svuotano, i portoni si chiudono, lo sguardo si appropria in esclusiva di uno spazio normalmente condiviso. Milano After Midnight è un racconto intimo della città della Madonnina. Quest’opera investigativa realizzata a quattro mani risulta, per gli autori Duska Karanov e Marcello Bonfanti, «un punto di partenza di un viaggio interiore alla scoperta di un contenitore di storie, ma svuotato dei suoi protagonisti umani». È la città che oggi si lascia scorgere da quei pochi cittadini che possono ancora uscire dalle abitazioni al tempo del Covid-19. È la città che ormai da un po’ di tempo pensiamo, ma non vediamo.
Marcello Bonfanti Duomo da Via Dante

Duomo da Via Dante © Marcello Bonfanti

Questa mancata presenza tra le vie e le piazze riporta tragicamente a quello che in questi mesi stiamo noi tutti vivendo. Ma è la stessa città? «Il nostro progetto è stato concepito e iniziato nei mesi immediatamente precedenti la pandemia; la scelta di fotografare la città vuota è dovuta a una serie di criteri che ci siamo preposti e che certo non potevano prevedere gli eventi, ma che li hanno casualmente anticipati. La fotografia è in parte una traccia fisica della realtà che può essere interpretata a seconda delle istanze socio-culturali e dei significati condivisi da chi li osserva. Certamente è la stessa città, ma oggi, l’attuale distanziamento sociale e conseguente svuotamento delle strade ci porta a leggere le immagini attribuendole i contenuti emotivi della particolare esperienza che stiamo vivendo».
In quelle notti milanesi che città avete scoperto? Avete privilegiato delle zone rispetto ad altre? «La maggior parte delle volte abbiamo scattato nelle zone della città che non frequentiamo abitualmente, completamente da soli; la sensazione del mistero misto a sorpresa ha trasformato il nostro “territorio quotidiano” in una dimensione epica, di scoperta e di avventura. Abbiamo individuato dei luoghi a cui abbiamo dato un significato simbolico, un po’ per gioco, ma anche più seriamente, che hanno aggiunto alla città una componente esotica, che non ci aspettavamo, perché alcuni erano sconosciuti e altri, sebbene conosciuti, assumevano nella notte un aspetto e un fascino completamente nuovi. Ne siamo usciti con un bagaglio di landmark inediti, personali, niente affatto quelli che ci si aspetterebbe, cosa che ci ha arricchiti di una nuova visione. Fermandoci a osservare, abbiamo trovato degli spunti fino ad allora assolutamente anonimi, poi trasformati in immagini con un contenuto emotivo. Tornando al discorso iniziale, la stessa città, attraverso la personalizzazione dello spazio, diventa, volendo, anche un’altra città».
Marcello Bonfanti Sottopasso di viale Lunigiana

Sottopasso di viale Lunigiana © Marcello Bonfanti


Quali sono state le difficoltà dal punto di vista della fotografia? «Amiamo entrambi produrre immagini ad alto contrasto, il che esige la presenza di una luce concentrata in maniera puntiforme, in modo che i soggetti sbuchino dal buio, e altrettanto la presenza di colori accesi su fondo nero. Lavorando su Milano, a differenza di altre città, abbiamo riscontrato il limite dell’illuminazione, troppa o troppo scarsa, troppo distribuita o assente del tutto. A volte fatichiamo per l’assenza del colore o per l’architettura, spesso uniforme e monotona. Quest’ultimo aspetto ha però aggiunto un valore al nostro lavoro, diventando un elemento di grande stimolo nella difficoltà e nelle aspettative tradite. La ricerca ci ha consentito di trovare comunque un punto di vista e una resa in sintonia con noi».

Il centro e la periferia viste nel cuore della notte. Due realtà completamente diverse? «In periferia abbiamo vissuto molto una dinamica di personalizzazione della città, abbiamo trasformato l’anonimo in significativo; abbiamo prodotto delle nostre personali immagini lontane dall’iconografia condivisa, più difficile da raccontare e pertanto più divertente da produrre. Inoltre, l’architettura residenziale della periferia, complessa da fotografare nella sua monotonia di mera funzionalità, dà in realtà un’idea molto palpabile della mentalità della città dal dopoguerra in poi – quella della città operativa, anziché quella della storia e del glamour –. Lavorando in centro ci è mancato l’aspetto della scoperta e della ricerca. Il centro è noto a noi e a tutti e benché non manchi di spunti estetici, è molto uniformemente illuminato, quindi più distante dal nostro stile di luce».
L’opera investigativa reca una doppia firma. Questo connubio cosa ha dato in più al progetto? «Singolarmente, abbiamo entrambi lavorato in maniera simile anche nelle altre città e così ci è venuta l’idea di realizzare questo progetto insieme. Le nostre sensibilità estetiche individuali sono compatibili in molti aspetti; di conseguenza, la creazione congiunta di un linguaggio visivo coerente risulta spontanea. Altrettanto spontanei sono i nostri percorsi, sebbene intendiamo continuare il progetto ed estenderlo all’intera città – non appena sarà di nuovo possibile –. Non abbiamo compiti differenti. Spesso fotografiamo gli stessi soggetti, altre volte completamente diversi. Quello che il connubio aggiunge al progetto sono proprio i due modi di guardare, necessariamente individuali, ma che si completano creando un linguaggio distinto, che prescinde le due personalità».
Duska Karanov Viale Luigi Sturzo Porta Garibaldi

Viale Luigi Sturzo Porta Garibaldi © Duska Karanov


Nella scelta di utilizzare i canali social e, in particolare Instagram, c’è anche un desiderio di condivisione, oltre che di comunicazione? «Abbiamo deciso di portare gli standard editoriali in un contesto social con l’intento di dare una svolta all’iconografia dominante dei social. Milano After Midnight nasce in un momento in cui la produzione e la divulgazione iconografica si è democratizzata tramite i social che hanno sfumato il confine tra produttore e fruitore, fornendo sfogo alle nevrosi contemporanee che si sommano nella necessità di affermazione di identità frammentate e precarie. Il progetto fornisce uno spazio in cui un modello da emulare non esiste, sottrae l’individuo alla possibilità di essere la storia narrata di sé, e costringe ad ascoltare la propria storia che viene dall’inconscio. Nato sulla scia dell’umanesimo digitale, Milano After Midnight si propone di contribuire a spostare il discorso iconografico social dall’autocelebrazione narcisistica alla persona in senso più alto e lato. Siamo solo all’inizio, ma abbiamo un discreto seguito di utenti che spesso ci segnalano location o ci taggano nelle loro foto quando queste corrispondono alla loro interpretazione del nostro linguaggio.»
di Giovanni Pelloso
Marcello Bonfanti
Marcello Bonfanti
Laureato in Photographic Arts presso la University of Westminster di Londra, ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali tra cui il primo premio nella categoria ritratti del Sony World Photography Award 2016, il terzo premio nella categoria Arts del World Press Photo 2005 e il primo premio dell’Observer Hodge Award 2001. Ha sviluppato la sua ricerca artistica come ritrattista, lavorando per le principali testate italiane e internazionali e, parallelamente, come fotografo commerciale e corporate per alcuni brand iconici del made in Italy. Negli ultimi anni ha approfondito la rappresentazione dei volumi nei settori automotive ed architettura. Nei suoi lavori personali utilizza la fotografia come estensione della pittura, componendo le immagini col rigore formale rinascimentale e sviluppando volumi e colori secondo la tradizione barocca.

Duska Karanov
Duska Karanov
Ha studiato Graphic Design e Belle Arti all’Accademia delle Belle Arti di Novi Sad (Serbia). Da allora ha lavorato come illustratrice per le maggiori agenzie pubblicitarie italiane e in seguito come graphic designer accanto a Bob Noorda e per le principali case editrici italiane ed estere. La sua ricerca figurativa si è evoluta nel corso degli anni dalla pittura alla fotografia, con attenzione a una resa cromatica vibrante e ad alto contrasto. È membro del collettivo artistico HTP Production di Novi Sad, con il quale ha realizzato numerose mostre.

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