10 Dicembre 2020 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Paolo Rossi è morto, sconfitto da un male incurabile. Lo piange l’Italia, non solo quella del calcio, non solo quella che ha vissuto la magica estate del 1982, quando gli Azzurri hanno sollevato verso il cielo la coppa dei Mondiali di Calcio di Spagna. Perché, anche per chi non c’era, quella magica estate è diventata il simbolo della tenacia, quella del commissario tecnico Enzo Bearzot, che volle con sé Rossi nonostante la squalifica che lo aveva fermato per due anni. È diventata il simbolo della riscossa, con la tripletta di Rossi contro il Brasile che consegnò all’Italia le fasi finali del Mondiale, dopo un inizio traballante. È diventata il simbolo della riconciliazione, in un’Italia scossa dagli Anni di Piombo.

Quella coppa l’abbiamo sollevata tutti, anche chi non c’era e ha potuto ripercorrere quei momenti solo attraverso gli articoli di giornale, le telecronache, le fotografie. Immagini ormai entrate nell’immaginario collettivo, come quella di Dino Zoff, trionfante, circondato dai suoi compagni. Quella del presidente della Repubblica Sandro Pertini che gioca a carte con Bearzot, Zoff e Causio sull’aereo che riporta gli Azzurri a casa. Quella di Marco Tardelli, esultante dopo il gol del 2 a 0 nella finale contro la Germania Ovest. Quella di Paolo Rossi che, sull’aereo, stringe a sé e bacia la coppa.

Di quel Mondiale, dopo le tante critiche ricevute, dopo le allusioni della stampa, dopo i dubbi sulla sua convocazione, Paolo Rossi fu l’assoluto trionfatore. Eppure, da vero Campione quale è stato, non si è mai preso il merito esclusivo di quel trionfo, non ha messo mai da parte i suoi compagni, i tifosi, gli italiani. Perché prima di essere capocannoniere di Spagna, Paolo Rossi è stato uno dei ragazzi dell’82.

Quel Mondiale è stata una vittoria non solo inaspettata – che sono quelle che ti danno maggiore gioia – ma anche di tutti: non solo di Paolo Rossi capocannoniere, né solo della squadra. Quella vittoria è considerata la vittoria dell’Italia, in cui tutti, nessuno escluso, hanno partecipato in maniera forte, e si sono sentiti dentro quell’Italia. Paolo Rossi

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