24 Marzo 2020 di Redazione Redazione
La nuova versione della reflex ammiraglia full-frame di Nikon si è fatta attendere quattro anni (non a caso ogni 48 mesi si tengono le Olimpiadi), preceduta dall’annuncio ufficiale del suo sviluppo e dai soliti (ben informati, bisogna ammetterlo) rumors. A un rapido sguardo il corpo macchina in lega di magnesio appare pressoché identico al modello precedente – osserviamo solo un piccolo cambiamento nella forma dell’area attorno alla slitta a contatto caldo, per la presenza del modulo GPS integrato – assente invece nella D5. Il manteni- mento del layout del corpo è una buona notizia, considerando la già ottima ergo- nomia della D5 e la dimestichezza che i pro Nikon hanno ormai acquisito con la macchina.In realtà, poi, “sotto il cofano” le novità non mancano.

Tutto a fuoco

Ecco dunque che, dopo il recente lancio della D780 (ne abbiamo parlato su NPhotography 96) e a circa 20 anni dal primo modello “D” a singola cifra , la D6 è pronta nuovamente a sfidare la concorrenza delle rivali “sportive”, in primis la Canon EOS-1D X Mark II. Non lo fa pompando i pixel (sono ancora 20,8 MP, come sul- laD5) o gli ISO, ma–tra le altre cose– implementando un sistema autofocus tutto nuovo, il “più potente della storia di Nikon”, ha dichiarato l’azienda. Se non leggessimo tra le righe, i numeri riportati nelle specifiche tecniche riguardanti l’autofocus ci suggerirebbero un curioso passo indietro da parte di Nikon: i punti AF sono “solo” 105 contro i 153 della D5. Ma sono valori assoluti che vanno “interpretati”. Si tratta, infatti, di sensori tutti a croce, dal primo all’ultimo, e ora tutti selezionabili dall’utente. Quindici punti centrali sono compatibili f/8 (significa che funzionano anche con accoppiate obiettivi+extender che porta- no a un’apertura massima di diaframma di f/8) e il punto centrale è sensibile fino a -4,5 EV (contro -4 EV del modello precedente) e tale quindi da funzionare in condizioni non lontane dal buio o quando il contrasto tra i diversi elementi della scena è bassissimo.
Nikon D6
Un’innovativa configurazione “a triade” dei sensori di ciascun punto AF porta l’area di copertura a essere 1,6 volte più “densa” di prima, per un inseguimento dei soggetti in rapido e imprevedibile movimento ancora più efficace pure con luce scarsa. C’è da dire che la disposizione dei punti resta comunque piuttosto concentrata rispetto a quelli distribuiti in quasi tutto il frame, 90%, di una mirrorless come la Nikon Z 6, con ovvi svantaggi quando il soggetto esce dalla matrice. Per ovviare, almeno in parte, al problema, la D6 offre una tecnologia di “espansione” che permette il rilevamento anche nei dintorni del punto di fuoco. I punti sono organizzabili in 17 gruppi/ aree personalizzabili, per ottimizzarne il funzionamento a seconda delle esigenze e della scena inquadrata (per esempio per evitare ostacoli fissi, come le reti da tennis o altri oggetti, nella linea visiva). Le aree AF a gruppo possono essere spostate, senza modificarne il pattern, in orizzontale (verso sinistra e destra) e in verticale (verso l’alto e il basso) agendo sul multi-selettore posteriore di cui la reflex è dotata. La D6 è la prima reflex Nikon a permettere di assegnare priorità alla messa a fuoco sugli occhi del soggetto quando si utilizza l’Area AF Auto o il tracking 3D via mirino (quando avremo tra le mani un esemplare definitivo della macchina vi sapremo dire con quanta accuratezza questa tecnologia è in grado di fare il suo lavoro). Inoltre, durante le riprese nel modo Auto-area AF, è possibile fissare un punto AF “di partenza” in una determinata zona del frame e attendere che il soggetto in movimento, come un atleta o uno skateboarder, venga a trovarsi esattamente in quel punto, per catturarlo con la massima nitidezza possibile. Alla misurazione esposimetrica ci pensa un sensore RGB da 180.000 pixel, mentre un nuovo algoritmo di bilanciamento del bianco automatico garantisce la migliore accuratezza nella riproduzione del colore, in particolare dei difficili toni della pelle. Contrariamente a quanto prevedevano alcuni rumors e alle speranze dei nikonisti, non c’è alcun sistema di stabilizzazione interna (IBIS): dovremo quindi continuare ad affidarci a quello a bordo degli obiettivi Nikkor “VR” – attualmente circa una sessantina. Per le inquadrature e la revisione degli scatti, abbiamo a disposizione un ottimo touch- screen da 3,2’’ ad altissima risoluzione che dispone della funzione “flicking up” che permette di sveltire il flusso di lavoro, ad esempio stabilendo la priorità dei trasferimenti con un semplice sfioramento del dito verso l’alto sullo schermo, attivando le note vocali o dando voti alle immagini più belle. Come da tradizione, anche sulla D6 il display non è snodato né inclinabile, ma fisso in posizione – come ci è stato detto in passato, una scelta voluta, per non minare la solidità del corpo macchina e mantenerne intatte le doti di resistenza a polvere e schizzi.

 A tutta birra

Grazie al nuovo, potente processore d’immagine EXPEED 6, la velocità di scatto continuo via mirino ottico e otturatore meccanico arriva a 14 fps con AF/AE tracking (a patto di utilizzare ottiche di tipo “E”, ossia con controllo elettromagnetico del diaframma). La D5 arrivava a 12 fps, spingendosi a 14 solo tenendo lo specchio alzato durante le raffiche. Nella modalità Fotografia silenziosa in Live VIew, gli scatti in sequenza scendono a 10,5 fps con AE tracking attivo (contro i 3 soltanto del modello precedente). Ci sono anche opzioni per scattare a 30 fps restringendo la risoluzione a 8 MP o a 60 fps con scatti da 2 MP, in entrambi i casi con AE tracking completo. Il tempo di posa più veloce resta 1/8.000 di secondo, quello più lungo invece passa da 30 a ben 900 secondi, ovvero 15 minuti – utile per le lunghe esposizioni.

Nikon D6 - Parco obiettivi

La nuova arrivata può contare su un parco obiettivi F-Mount di oltre 300 Nikkor.

Video 4K

La D6 è una macchina per lo più “fotografica”, ma non per questo disdegna i video. È in grado di riprendere video 4K UHD da 3.840 x 2.160 a 30p (fino a 60p in Full HD 1.920 x 1.080), con focus peaking e un’opzione per il salvataggio in MP4. I videomaker possono utilizzare un registratore esterno via HDMI per acquisire materiali 4:2:2 a 8 bit (non a 10 bit come invece, per esempio, sulla D780). C’è la presa per un microfono esterno, utile per catturare l’audio con maggiore resa, e potremo ascoltare il risultato in cuffia grazie alla relativa uscita. Per quanto riguarda i consumi, la D6 ci permette si scattare più di 3.500 foto con una singola carica ed è compatibile con le batterie EN-EL18, EN-EL18a e EN-EL18b: se ne abbiamo già in borsa eredità di altre Nikon, potremo utilizzarle anche con la nuova arrivata, sebbene con un’autonomia più ristretta. Sull’importante versante dei collegamenti, troviamo una porta USB-C per i trasferimenti cablati con il computer, e – novità per la serie D professionale – Wi-Fi e Bluetooth sono di serie. Chi ha l’esigenza di collegamenti via cavo ancor più veloci, c’è un connettore di rete RJ-45 1000BASE-T, secondo Nikon del 15% più rapido rispetto a quello già presente sulla D5.

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