6 Maggio 2020 di Redazione Redazione
Lo Z 58 mm f/0.95 S è stato il “ragazzo immagine” del sistema mirrorless di Nikon dalla prima volta che si è cominciato a parlarne. In molti sensi, è una dimostrazione teorica e una dichiarazione di intenti: illustra alla perfezione il perché prendersi la briga di passare a un attacco più ampio di quello usato nelle reflex degli ultimi sessant’anni poteva non essere un’idea così bizzarra…
È un obiettivo voluminoso e pesa ben 2 kg. Ed è costosissimo per essere in sostanza un obiettivo manuale a focale fissa. Il produttore, d’altra parte, non prevede di venderne a migliaia… Come altri modelli rivoluzionari (il 6 mm Fisheye, per esempio) è destinato a diventare più una “leggenda” che un best seller. Ma come si comporta, in realtà?

Struttura e maneggevolezza

Anche se è chiaro che questa grossa ottica sia stata studiata per le più grandi full-frame Nikon Z 6 e Z 7, è stata una piacevole sorpresa scoprire che non  annienta la più piccina Z 50. A titolo di confronto, per quelli che l’hanno provato, è più piccolo e più leggero del Nikon AF-S 200 mm f/2 VR – ma è decisamente nella stessa fascia di ingombro. Il Noct è dotato di pannello info a LED, pulsante DISP e tasto L-Fn come quello del Nikon Z 24-70 mm f/2.8 S – già molto amato. Più modelli dovrebbero avere questa funzione: è perfetta per personalizzare l’obiettivo in accordo con il proprio stile di scatto e per mostrare le informazioni, come la distanza di fuoco, in modo preciso. Elemento chiave di questo modello è l’anello di fuoco manuale: la rotazione è enorme. Per passare da infinito alla distanza minima di fuoco (0,5 m), sembra di girare per sempre… In effetti, la ghiera ruota quasi di 360° e così assicura regolazioni minutissime.
Nikon Z 58mm f/0.95 S Noct

Prestazioni

Oltre ai test in laboratorio, abbiamo messo alla prova il Noct anche su una serie di ritratti: abbiamo dovuto ruotare un bel po’ l’anello di messa a fuoco per cominciare a vedere la modella!
Nikon Z 58mm f/0.95 S Noct - test ritratto
A f/0.95 serve precisione millimetrica – e il focus peaking è indispensabile. È anche il caso di portare al 100% l’anteprima: nel centinaio di immagini scattate, è capitato troppo spesso di avere a fuoco le ciglia della modella e le iridi spiacevolmente morbide. Per i ritrattisti (a cui questo obiettivo è rivolto) diventa obbligatorio ricorrere al treppiede, se non altro per aumentare il tasso di successi durante una sessione. I videomaker sono più abituati a girare con un supporto, ma la lunga gradazione di fuoco fa sì che anche gli effetti di transizione debbano essere gestiti con particolare cura. Non c’è l’autofocus ad aiutarci. Per fortuna, però, c’è un piccolo collare rotante per treppiede, che permette di montare, orientare e bilanciare l’obiettivo con facilità. I risultati chiariscono che questo è un obiettivo che farà gola a tutti – pensiamo alla possibilità di noleggiarlo per particolari occasioni. La limitatissima profondità di campo rende anche superflue fusioni ed effetto Brenizer, così amato dai fotografi nuziali: a cosa serve unire in post-produzione un mucchio di file se possiamo ottenere sfondi morbidissimi già allo scatto?
Per leggere la scheda tecnica e scoprire altri dettagli su questo e molti altri prodotti Nikon, acquista N-Photography #98 o scarica la versione digitale qui.

Lascia un commento

qui