11 Gennaio 2019 di Vanessa Avatar

Ole J Liodden

Pochi fotografi possono dire di conoscere gli orsi polari quanto Ole Jørgen Liodden. Lo incontriamo in una sua pausa in climi più temperati, per parlare delle sue premiate immagini, di stampa 3D e del “più profondo obiettivo Nikon”.

Abbiamo incontrato Ole Jørgen Liodden in una dorata giornata d’autunno a Bristol, a margine del Wildscreen Festival, dove ha presentato il progetto Polar Bears & Humans, incantando una platea di fotografi, videomaker e studenti. La sua conferenza è stata illuminante: Ole ha mixato proiezioni delle sue immagini mozzafiato e dati scientifici e ha dimostrato come la caccia indiscriminata rappresenti una minaccia alla sopravvivenza degli orsi polari persino più grave e immediata del cambiamento climatico. L’allarme sui volti e nelle domande poste al relatore era evidente: mentre cercavamo di lasciare l’auditorium, Ole è stato circondato da rappresentanti di National Geographic, BBC Natural History Unit, Natural History Museum e colleghi, tutti ansiosi di saperne di più. Questa storia poco nota ha occupato gli ultimi quattro anni di Ole e sarà narrata per esteso nel libro Polar Bears & Humans, in uscita in primavera, e nel documentario che lo accompagna.

Intervista a Ole J Liodden

So che non puoi rivelare molto, ma cosa ci puoi dire di Polar Bears & Humans?
Posso dire che ho avviato questo progetto quattro anni fa. All’epoca non avevo un nome per il progetto, che nel tempo è cresciuto più di quanto pensassi. Il cambiamento climatico è il problema principale per il futuro degli orsi polari, ma il presente è minacciato dalla caccia. E non dalla caccia illegale, da quella legale. Le dimensioni sono preoccupanti: da ottocento a mille esemplari uccisi ogni anno. E la domanda commerciale è in costante ascesa: a un certo punto crescerà anche il mercato nero, con un relativo aumento del bracconaggio, e le cose si metteranno davvero male.

Da dove arriva la domanda di pelli d’orso?
Dal 2006, la domanda è prevalentemente di origine cinese. Ma preferisco mettere in prospettiva questo dato: ci sono circa trecento acquirenti cinesi di pelli d’orso, su più di un miliardo di cinesi. Insomma, questo non è un problema che riguarda la Cina, parliamo di una percentuale infinitesimale di persone…

Mentre per gli orsi polari…
Sì, per loro è un problema e deve essere fermato. Adesso la priorità deve essere bloccare il commercio di pelli. Ci sarà sempre un minimo di caccia di sussistenza, o l’abbattimento di esemplari problematici, ma se riusciamo a fermare la vendita delle pelli avremo tolto ogni ragion d’essere alla caccia commerciale.

Puoi descriverci la prima volta che hai visto un orso polare artico?
Eravamo su un’imbarcazione, abbiamo visto un orso su un lastrone di ghiaccio. Si è spostato verso di noi, poi ha mosso il naso su e giù qualche volta e si è alzato sulle zampe posteriori. Ma non si è solo alzato, si è proprio messo in posa, ci salutava! [ride] Era la prima volta che vedevo un orso polare e non ne ho mai più visto nessuno fare una cosa del genere.

È stato un momento interessante, ma all’epoca c’era molto più ghiaccio. Quanto sono cambiate le cose da allora?
Nei primissimi anni, i clienti in realtà addirittura si lamentavano del troppo ghiaccio: non si poteva andare lì o là per via del ghiaccio. Il 2010 è stato il primo anno in cui abbiamo potuto aggirare la parte settentrionale delle Svalbard già a luglio: di solito a quell’epoca c’era ancora troppo ghiaccio e bisognava aspettare agosto o settembre. Adesso non c’è più, devi salire fino agli 82° Nord per raggiungere il limite dei ghiacci. Sta cambiando molto.

E molto in fretta!
Sì, parliamo di una decina d’anni: è un tempo molto rapido nella storia del clima. Le isole Svalbard sono nella porzione più occidentale del Mare di Barents e la Corrente del Golfo tocca solo il loro lato occidentale. L’ultima volta che ho controllato la cartina dei ghiacci delle Svalbard questa settimana, la temperatura dell’acqua andava da 4 °C a 6 °C. L’acqua sta diventando più calda: parliamo di due, tre o quattro gradi di differenza!

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Immagine in evidenza

Questo è il primo orso polare avvistato da Ole nella sua carriera e questa è stata l’unica volta in cui ne ha visto uno alzarsi sulle zampe posteriori e salutare il fotografo. 300 mm f/4, 1/800 di sec, f/4, ISO 200

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