28 Febbraio 2019 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Tina Modotti, fotografa rivoluzionaria

Femminismo ante-litteram e impegno politico dietro l’obiettivo.

“Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella”. Con queste parole, Pablo Neruda celebrava la memoria di Tina Modotti, fotografa friulana che ha fatto dell’impegno politico e dell’affermazione dell’indipendenza femminile le cifre fondanti della sua attività. Nata a Udine nel 1896, a diciassette anni Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini lascia l’Italia per raggiungere il padre, emigrato negli Stati Uniti per cercare fortuna. A San Francisco lavora come sarta, ma si avvicina al mondo della fotografia. Fondamentale è l’incontro con il fotografo Edward Weston con cui, nel 1923 si trasferisce in Messico, Paese che da subito la affascina. Dalla natura, l’attenzione del suo obiettivo si sposta sul popolo, sui contadini e sugli operai. La fotografia diventa così per l’autrice uno strumento di denuncia sociale. Non a caso, quelli sono gli anni dell’adesione al Partito Comunista, della relazione con il giovane rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, della partecipazione alla Guerra civile spagnola e dell’opposizione al fascismo. Militante appassionata, femminista ante-litteram, a lungo dimenticata o ignorata, Tina Modotti merita di essere riconosciuta tra i protagonisti della storia della fotografia italiana.

Lascia un commento

qui