Dal 9 settembre all’1 novembre 2022 torna a Monopoli (BA) PhEST. See Beyond the Sea, festival internazionale di fotografia e arte. Giovanni Troilo (direttore artistico) e Arianna Rinaldo (curatrice) hanno deciso di dedicare la settima edizione del festival all’investigazione del futuro.
Saranno, dunque, In questa oltre venti le esposizioni firmate da artisti provenienti dall’Olanda, dall’Inghilterra, dagli USA, dall’India, dalla Turchia, dalla Germania, dall’Ucraina, dalla Russia e dal Belgio, oltre che dall’Italia, con il compito di suggerire e di evocare, grazie a uno sguardo autoriale e contemporaneo, il mondo che ci aspetta.
PhEST 2022: l’intervista al direttore artistico e alla curatrice
Per meglio conoscere quest’iniziativa che, in sedi diverse, sia all’interno di palazzi pubblici e privati che lungo le vie degli storici quartieri, cerca di “spostare” l’asse temporale nel tentativo di dare al visitatore un “assaggio” di vita futura, ho voluto incontrare il direttore artistico di PhEST, Giovanni Troilo, e la curatrice, nonché co-fondatrice dell’evento, Arianna Rinaldo.
Inizio con il chiedere le motivazioni del sottotitolo See Beyond the Sea che accompagna PhEST.
A.R. «Sintetizza il nostro desiderio di esplorare il mondo attraverso visioni diverse, da lontano come da vicino. Afferma la necessità e l’importanza di definire le cose guardandole in maniera diversa, per la pluralità dei punti di vista, e a distanze differenti, per luoghi a noi vicini e lontani».
«Queste sono state le prime parole che ci siamo detti con Giovanni quando si è pensato a una manifestazione culturale e artistica come PhEST. Volevamo dar vita a un evento che, da un lato, mantenesse un profondo legame con il territorio – infatti questo è ben chiaro, per esempio, nell’esperienza investigativa delle realtà locali e delle residenze d’artista –, e che, dall’altro, si espandesse dalla Puglia verso Est, verso il Mediterraneo, e così via, ampliandosi, verso il mondo».

Un altro tratto caratterizzante è l’incontro tra la fotografia e gli altri linguaggi artistici.
G.T. «Pur rimanendo salda la base fotografica, sin dalla prima edizione abbiamo cercato di lasciare il più possibile il campo aperto a tutte le possibilità visuali. Dall’arte contemporanea, all’illustrazione, alla street art. Quest’anno si aggiungono fotogrammetria, VR, arte generativa, realtà aumentata».
«Ci interessa investigare le possibili contaminazioni e connessioni, nell’idea che sperimentare, fondere, con-fondere i piani narrativi possa tradursi in un profondo arricchimento del racconto e della esperienza di fruizione da parte del pubblico. L’idea è sempre stata di rendere il più inclusivo possibile il festival».
«In questo senso un ruolo fondamentale lo rivestono la musica, capace di avvicinare un pubblico ancora più ampio e le numerose mostre all’aperto. Vogliamo, anziché portare gente al museo, portare il museo tra la gente, in modo che possa riappropriarsene pienamente, nella percezione di un’arte più vicina».
«Nei due anni della pandemia appena trascorsi abbiamo scommesso nella formula totally outdoor con grandissimo riscontro da parte del pubblico. Quest’anno, invece, torniamo a una formula mista».
Parliamo dell’edizione 2022 e di questo tema denso di suggestioni.
G.T. «La scelta risponde al desiderio di provare a lanciarci in avanti e aprire delle finestre su mondi possibili. È stata una bellissima sfida, seppur difficile. Abbiamo selezionato indagini diverse, dando corpo a un possibile futuro a noi prossimo dove, per esempio, la tecnologia sarà sempre più presente».
«In tal senso, abbiamo voluto dare “la parola” anche alle macchine. Mi riferisco al progetto di arte generativa firmato da Alessandro Cracolici e frutto di una residenza d’artista. L’opera è realizzata dall’Intelligenza Artificiale in quanto l’immagine prodotta è il risultato di una sua elaborazione degli scatti che gli utenti invieranno attraverso una call dedicata sui social. Sarà in mostra a PhEST e diventerà un NFT di proprietà degli utenti».
A.R. «All’interno di questo tema troviamo la tecnologia, l’ambiente, il progresso, le utopie e le distopie. Ma entra anche la storia, il futuro che diventa passato, e come le tracce del passato riemergano nel futuro. E, ovviamente, tutti gli aspetti legati all’essere umano. Non vogliamo solo “buttarci” nel futuro, ma cercare anche di mantenere i piedi ben saldi sulla terra».

«È il caso di un micro focus sull’Ucraina, su un territorio dove la storia si ripete in maniera dolorosa. Siamo riusciti a invitare Alexander Gronsky e il suo è un racconto drammatico che appartiene all’oggi, ma anche al domani. Max Magaldi espone il racconto di cinque profili Instagram in cui appare evidente il passaggio dalla vita normale a quella del conflitto».
La fotografia e l’emergenza ambientale
G.T. «All’interno di un tema così importante non poteva mancare l’ambiente. Per l’occasione abbiamo selezionato alcuni lavori che, ne sono sicuro, non passeranno inosservati. Nick Brandt, che è al castello con la serie The Day May Break, ritrae persone e animali colpiti dalla distruzione ambientale. L’opera di Arko Datto propone un’esplorazione notturna sulla precarietà dell’essere umano in balia del cambiamento climatico».
«Bil Zelman esamina la condizione del nostro paesaggio e l’impatto punitivo delle specie non autoctone e invasive sui fragili spazi e sugli ecosistemi in un elegante bianco e nero».
«Non manca, tra le proposte, anche un certo tono ironico che attrae e fa riflettere. Quest’anno abbiamo un progetto artistico ideato dal collettivo Sano/sano, composto da Giorgio Di Palma, ceramista, e da Dario Miale, fotografo. Il duo presenta un’installazione site specific, ispirata dalla notizia che a Grottaglie sarà costruito il primo spazioporto europeo, con l’intento di annullare le distanze tra lo spazio e la Terra».
Info e programma: www.phest.info
Leggi l’intervista completa a Giovanni Troilo e Arianna Rinaldo su IL FOTOGRAFO 337