Fino al 4 settembre, la mostra di Robert Doisneau al Museo dell’Ara Pacis offre un’ampia retrospettiva sul maestro francese.

11 Luglio 2022 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

La mostra dedicata a Robert Doisneau al Museo dell’Ara Pacis di Roma è l’occasione per vedere o rivedere alcune delle immagini più iconiche del fotografo francese. Ripercorrendo la sua carriera attraverso alcuni dei temi a lui più cari e immergendosi nelle emozioni suscitate dai suoi scatti.

Curata da Gabriel Bauret, l’esposizione è aperta fino al 4 settembre 2022, offrendo una “scusa” in più per un soggiorno nella Città Eterna.

Robert Doisneau al Museo dell’Ara Pacis

L’esposizione riunisce oltre centotrenta stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni. Ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450mila negativi.

Scrive Gabriel Bauret nel catalogo che accompagna la mostra, edito da Silvana Editoriale: “Questa mostra abbraccia l’opera di Robert Doisneau senza distinzioni cronologiche né alcun criterio di genere o tema, accostando tra loro alcuni dei suoi contesti d’elezione: fabbriche, bistrot, portinerie, luoghi per cerimonie, club di jazz, scuole o scene di strada in generale”.

“Che si tratti di fotografie su commissione o del risultato del suo libero girovagare per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nelle affermazioni e negli scritti del fotografo”.

Le sue opere sono il trionfo della fantasia, ma anche di una libertà di espressione non lontana dal surrealismo, che Doisneau scopre in occasione del suo apprendistato come assistente nell’atelier del fotografo pubblicitario André Vigneau, nel 1931; una formazione molto più concreta ed entusiasmante di quella della scuola Estienne, dalla quale dichiara di esser uscito con poche risorse per affrontare la modernità. André Vigneau gli insegna un metodo di lavoro, gli rivela l’importanza della composizione e gli apre gli occhi sull’effervescente mondo artistico dell’epoca: un orizzonte senza limiti”.

Robert Doisneau, Fox-terrier au Pont des Arts, Paris 1953 © Robert Doisneau

Il percorso espositivo

La mostra di Robert Doisneau al Museo dell’Ara Pacis si articola in undici sezioni.

Concierges (1945-1953): una serie di scatti dedicati ai portinai di Parigi. Come afferma lo stesso Doisneau, infatti, “La vera Parigi non può essere concepita senza i suoi portinai”.

Enfances (1934-1956): i soggetti fotografati da Doisneau sono spesso complici delle sue intenzioni, in particolare i bambini che popolano e animano le strade di periferia.

Occupation et Libération (1940-1944): quando Robert Doisneau raggiunge finalmente lo status di fotografo indipendente, il suo slancio viene spezzato dalla guerra e dall’Occupazione.

L’Après-Guerre (1945-1953): la rinascita del Dopoguerra è ritratta nel passo incerto di un bambino ne Les Premiers Pas o nelle ragazze vestite a festa di Dimanche matin. O ancora nei sorrisi sui volti di Les Habitants de la Rue du Transvaal.

Le Monde du travail (1935-1950): il fotografo lavorò cinque anni nel reparto pubblicitario delle officine Renault che, racconta, gli permisero di “conoscere il mondo di coloro che si svegliano presto”.

Le Théâtre de la rue: nella scuola della strada, ben più ricca e accattivante di qualsiasi altra formazione scolastica, Doisneau trova una bellezza, un disordine e uno splendore che lo seducono.

Scènes d’intérieur (1943-1970): scene di interni nelle quali, citando Jean-Claude Lemagny, “il lato ridicolo delle situazioni è accettato in primo luogo dalle sue vittime. Non ci interessa sapere se i modelli sono consapevoli di essere divertenti o commoventi”.

Da Vogue ai bistrot parigini

Le altre sezioni:

Mode et Mondanités (1950-1952): nel 1950 Robert Doisneau incontra Edmonde Charles-Roux, giornalista di Vogue, e diventa un cronista della vita parigina e della vita artistica del tempo. Questa sezione raccoglie, dunque, alcune fotografie di Doisneau in veste di testimone dei grandi balli e dei sontuosi matrimoni del Dopoguerra.

Portraits (1942-1961): una parte forse meno conosciuta dell’opera di Doisneau è costituita dai numerosi ritratti, spesso realizzati su commissione. Davanti al suo obiettivo sfilano pittori, disegnatori, scrittori, teatranti, cineasti, attori, scienziati e molti altri.

Une certaine idée du bonheur (1945-1961): “Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.

Robert Doisneau, Mademoiselle Anita, cabaret « La Boule Rouge », rue de Lappe, Paris 1950 © Robert Doisneau

Bistrots (1948-1957): trascinato da Robert Giraud, Doisneau scopre l’ambiente dei bistrot e della banlieue di Parigi. La strada lascia così il posto all’esplorazione metodica degli universi più inaspettati dove Doisneau finirà per sentirsi a proprio agio.

Info

Orari: tutti i giorni 9.30 – 19.30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

L’esposizione è promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

www.arapacis.it

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