19 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

La mostra Doisneau et la musique , in corso a Parigi, propone sorprendenti incroci tra l’autore e il mondo delle note. Nominare Robert Doisneau significa evocare quel realismo poetico tipicamente francese, per non dire parigino, fatto di dolcezza, ironia, complicità, poesia e tenerezza.
Un approccio molto amato dal pubblico quanto, talvolta, stigmatizzato da alcuni critici intransigenti come troppo zuccherato. Una declinazione molto riconoscibile del reportage – è street photography? – che ha visto all’opera magnifici flâneurs come Édouard Boubat, Willy Ronis, Iziz e altri. Stiamo parlando, in ogni caso, di grandi fotografi ricchi di cultura visiva e di sensibilità. Doisneau è, tra loro, sicuramente il più conosciuto anche grazie o per colpa del famigerato bacio all’Hotel de Ville, foto-icona dell’amore riprodotta ovunque, su tazze e cuscini da regalare a San Valentino. Pochi però, fino a oggi, hanno stilato un bilancio di quanto le sue strade abbiano intercettato quelle della musica. Bilancio e panoramica ora forniti da una mostra molto originale e intrigante, dal titolo Doisneau et la musique , con oltre 200 fotografie esposte a Parigi, fino al 28 aprile, presso la Cité de la musique – Philharmonie de Paris.

Fotografia e musica: Robert Doisneau

Il percorso è diviso in sezioni specifiche, tutte comunque con un occhio rivolto alla musica: la strada, gli studi di registrazione, il violoncellista Maurice Baquet, il jazz, gli anni 80-90. Proprio la strada dei sobborghi parigini nel dopoguerra è quel teatro di vita dove Doisneau attinge e dove la musica è ingrediente pervasivo di vite semplici, povere, ma anche allegre e poetiche, abitanti di un’Europa stremata dalla guerra da poco finita, ma felice di tornare alla vita e speranzosa nel domani. Orchestrine, bande, locali fumosi dove una fisarmonica fa la differenza, e poi il jazz, i balli in piazza. Insomma, l’amore per la musica nasce in Doisneau insieme all’amore per le persone. Come quando una domenica mattina incontra l’anziana artista di strada Madame Lulu che canta accompagnata da una giovane alla fisarmonica e le segue a lungo per le periferie dove si esibiscono in strada e nei bistrot, chiedendosi perché mai avessero deciso di andare proprio là dove nessuno ha un soldo in tasca. La sua carriera va avanti e conosce un sempre maggior successo, così s’infittiscono le collaborazioni giornalistiche. Tra gli argomenti trattati ritorna spesso la musica: dalla strada entrerà negli studi di registrazione per ritrarre i maggiori musicisti al lavoro, mentre a Saint-Germain-des-Prés avrà l’occasione di fotografare, tra gli altri, Juliette Gréco, Yves Montand, Charles Aznavour. Proprio a Saint-Germain, mitico quartiere di intellettuali e artisti sulla Rive Gauche, Doisneau aveva conosciuto il poeta Jacques Prévert di cui sarà amico e complice per la vita. A proposito di Juliette Gréco, ecco una curiosità: nella foto che pubblichiamo, realizzata nel 1947, la cantante ha solo 21 anni e ha con sé un cane di nome Bidet, allora molto noto a Saint- Germain in quanto si esibiva sul palco del Théâtre Montparnasse al fianco di Gérard Philippe nello spettacolo di Alfred Savoir Le Figurant de la Gaîté . Altra serie organica è quella nata nel 1961 quando Doisneau immortalò molti compositori, tra cui Pierre Boulez, Pierre Schaeffer, Henri Dutilleux e André Jolivet, un’amicizia nel 1944 che durò per oltre cinquant’anni. Un legame fatto principalmente di risate. Il libro – una favola fotografica leggera e spassosa – a ben guardare si rivela un laboratorio denso di magia e di sperimentazioni realizzate tramite effetti speciali, fotomontaggi, collage, deformazioni. Il musicista Baquet, nelle foto del libro, utilizza il suo violoncello in mille situazioni comiche e sorprendenti, ora galleggia come una barca, ora scivola sulla neve come una slitta e così via. Ma se le foto di questa mostra evocano una musica da “ascoltare con gli occhi”, che ruolo ha la ognuno nel proprio spazio di lavoro, nell’ambito del reportage L’avventura della musica nel ventesimo secolo  commissionato dalla rivista Le Point . Un discorso a parte merita il capitolo che nasce da un’amicizia, da un pizzico di follia, dalla voglia di giocare e dalla sperimentazione creativa: Ballata per violoncello e camera oscura . È questo il titolo di un libro uscito nel 1981, ma concepito molti anni prima. “Quando le nostre strade si sono incrociate, ho trovato il mio maestro di felicità” disse Doisneau di Maurice Baquet, violoncellista, attore, sciatore, col quale nacque musica da ascoltare con le orecchie? Onore al merito quando, come hanno proposto i curatori in questo caso, si cerca una via per rendere davvero una mostra – come sempre dovrebbe essere – un’esperienza. Dunque, Doisneau et la musique  ha perfino una sua colonna sonora originale appositamente realizzata dal gruppo dei Moriarty, mentre durante tutto il periodo di svolgimento dell’esposizione, tra concerti e incontri dedicati al rapporto tra Doisneau e la musica, c’è anche uno spettacolo teatrale che s’intitola proprio Ballata per violoncello e camera oscura.

Di  Leonello Bertolucci
dal numero 312 de Il Fotografo 

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