Una magnifica notte limpida e piena di stelle: uno degli spettacoli più incredibili che si possano vedere sulla Terra, ma godere di una vista simile è un’opportunità sempre più rara.

19 Dicembre 2018 di Vanessa Avatar

Harun Mehmedinovic & Gavin Heffernan

Una magnifica notte limpida e piena di stelle: uno degli spettacoli più incredibili che si possano vedere sulla Terra, ma godere di una vista simile è un’opportunità sempre più rara. Le città si espandono a vista d’occhio e le luci artificiali aumentano: il cielo notturno sta diventando sempre più luminoso e gradualmente si va perdendo ogni traccia delle stelle. Tutto questo non solo ci impedisce di ammirare il firmamento, ma ha conseguenze negative per la salute dell’uomo e degli ecosistemi, oltre a costituire un enorme spreco di energia. Harun Mehmedinovic e Gavin Heffernan hanno scelto di portare il fenomeno sotto i riflettori, scoprendo che un modo efficace per farlo è quello dell’astrofotografia e dei video in time-lapse. Per finanziare il progetto hanno aperto una campagna di crowdfunding, che è diventata la quarta campagna più popolare fra quelle lanciate su Kickstarter per pubblicare un libro fotografico. E questo è stato solo l’inizio di un progetto che ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica in tutto il mondo.

Scopriamo come nasce Skyglow, come sono state realizzate immagini e video e qual è l’obiettivo dei due giovani e ambiziosi fotografi

Come vi siete conosciuti?
Harun: Ho studiato drammaturgia e teatro all’università e ho incontrato Gavin all’American Film Institute di Los Angeles, dove entrambi studiavamo regia.
Gavin: La nostra formazione di base era essenzialmente legata allo storytelling ed entrambi eravamo interessati ai film di finzione, o fiction. Ma dopo la scuola di cinema abbiamo scoperto di avere anche molti progetti personali di tipo sperimentale: si trattava di un modo per sfogarci e fare qualcosa che non avesse niente a che vedere con le politiche e i lenti ingranaggi che regolano i film di Hollywood

A quale genere di cose avete lavorato insieme?
Gavin: Abbiamo iniziato facendo piccoli viaggi per evadere dalla città. Andavamo al National Park a scattare fotografie e girare time-lapse. Proprio questi incontri ci hanno portato a ideare il progetto Skyglow.
Harun: Ho sempre praticato la fotografia paesaggistica per puro divertimento. Mi vedevo con gli amici, ma anziché incontrarci per un caffè raccoglievamo qualche luce e ce ne andavano a scattare. Dopo l’università, quando viaggiavo, ho seriamente investito del tempo per farlo e quegli scatti iniziali si sono trasformati in qualcosa di più grande. Ho realizzato  tre libri di ritratti che hanno finito per portarmi in luoghi che poi mi sono tornati utili per Skyglow. Ho iniziato anche a praticare l’astrofotografia. Una cosa ha portato all’altra e tutte insieme sono confluite nel progetto.

Come si è sviluppato il vostro lavoro comune?
Gavin: Abbiamo iniziato girando video in time-lapse facendo foto a lunga esposizione, attorno ai 25 secondi per immagine: un tempo che permette alla luce di inondare il sensore. Questo tipo di foto ci permetteva di immortalare e quindi di vedere la Via Lattea e le altre galassie con molta più nitidezza di quanto potessimo fare a occhio nudo. Poi abbiamo unito i singoli fotogrammi per animarli e dar loro quella fluidità di movimento che solitamente ci si aspetta di trovare in un video.

Come nasce il progetto Skyglow?
Gavin: Per cercare le ambientazioni giuste dove girare questi time-lapse dovevamo allontanarci dalle città. I 25 secondi di posa di ogni fotografia non solo ci permettono di vedere meglio il cielo, ma enfatizzano anche l’inquinamento luminoso delle città che pure si trovano a centinaia di chilometri di distanza. Questo elemento ci ha sbattuto letteralmente in faccia le conseguenze dell’inquinamento luminoso, così abbiamo cominciato a interrogarci sul fenomeno. Abbiamo avuto la fortuna di realizzare qualche video in time-lapse che ha ricevuto una buona risposta dalla stampa e ha richiamato l’attenzione di molti. È stato allora che ci siamo chiesti: “Perché non sfruttare l’attenzione ricevuta per portare alla ribalta il problema?”.

Harun Mehmedinovic & Gavin Heffernan e il progetto Skyglow

Cosa vuole comunicare Skyglow?
Gavin: Il punto principale è che piante, animali ed esseri umani si evolvono nel corso di milioni di anni grazie all’avvicendamento del giorno con la notte. Quando inizi a spazzare via la notte con troppa luce artificiale, sconvolgi gli ecosistemi e le migrazioni. Gli alberi fioriscono prima e perciò gli insetti si accoppiano prima. Tutto ciò alla lunga ha conseguenze catastrofiche sulla salute dell’uomo e comporta un grande dispendio economico a causa dello spreco di energia. Si genera una catena infinita di effetti negativi di cui in pochi sembrano essersi accorti finora. Solo il 10 per cento delle persone con le quali abbiamo parlato avevano già sentito l’espressione “inquinamento luminoso”.

Perché avete scelto di finanziare il progetto con la raccolta fondi dal basso?
Gavin: Siamo ricorsi a Kickstarter perché Harun aveva già pubblicato un paio di libri fotografici in quel modo. La campagna (chiusa a maggio 2015) è andata incredibilmente bene. Abbiamo pensato di usare i finanziamenti per raggiungere mete incredibili alle quali normalmente è molto difficile accedere. Volevamo mostrare quale meravigliosa risorsa sia il cielo stellato e quanto oggi si trovi in pericolo. E volevamo anche fare qualcosa per salvarlo.

Come avete scelto i luoghi per i servizi fotografici?
Harun: Volevamo ritrarre posti più e meno inquinati, senza dimenticare le situazioni intermedie fra i due estremi, per offrire una diversa scala di intensità del fenomeno. Abbiamo studiato le Mappe di Bortle, che rilevano il livello di inquinamento lumino so, e in questo modo siamo stati in grado di identificare le location migliori da cui vedere le stelle e quelle aree che invece da molto tempo hanno “perso” il loro cielo stellato. Abbiamo cercato di coprire il maggior numero di luoghi in USA con i mezzi che avevamo a disposizione e percorso oltre 240.000 chilometri. Ci siamo concentrati sul Nord America, che rappresenta, in media, la più grande sorgente di inquinamento luminoso al mondo.
Gavin: Volevamo anche che il libro fosse una sorta di macchina del tempo, che capitolo dopo capitolo trasportasse i lettori in un viaggio nella storia della luce e del fenomeno dell’inquinamento luminoso, a partire dagli insediamenti dei primi coloni fino alle più moderne e futuristiche città che si possono ammirare oggi. Abbiamo dato un impianto narrativo all’intero progetto. Anche se vogliamo sensibilizzare ed educare le persone rispetto a un problema ambientale, allo stesso tempo stiamo raccontando la storia dell’illuminazione, come si è trasformata nei secoli fino ad arrivare a come viene utilizzata oggi: per questo abbiamo cercato di mantenere un tono narrativo, che fosse il più coinvolgente possibile.

Quali macchine avete usato?
Harun: Quando io e Gavin abbiamo iniziato il progetto alcuni anni fa, entrambi usavamo una Canon EOS 5D Mk II. Poi entrambi siamo passati alla Canon EOS 6D. Le 6D inizialmente le impiegavamo per i singoli scatti da montare in sequenza nei time-lapse. Poi abbiamo cominciato a usare la EOS 5D Mk III, poi la EOS 5DS R e infine la EOS 5D Mk IV. In definitiva siamo passati per tre generazioni di reflex! Quando si parla di scattare in condizioni di scarsa illuminazione, entrambi abbiamo notato che le fotocamere sono migliorate esponenzialmente negli ultimi anni. Facciamo un esempio. La differenza tra la EOS 5D Mk II e la 5D Mk IV non è granché se le mettiamo alla prova fotografando con luce diurna. Se invece consideriamo gli scatti in notturna cambia tutto! II massimo che puoi fare con una 5D Mark II è arrivare a ISO 1.600 prima che il rumore di fondo diventi davvero troppo. Ora con la Mark IV possiamo arrivare fino ai ISO 12.800 e avere uno scatto ancora utilizzabile!

Migliori prestazioni a ISO elevati cosa comportano per la fotografia astronomica?
Gavin: La vera differenza l’ho notata tra la EOS 5D Mk II e la EOS 6D. È stata la  prima volta che una macchina fotografica mi ha consentito di spingermi oltre nella fotografia notturna. Da quel modello in poi le cose sono andate sempre meglio. Penso che l’incredibile miglioramento nella resa agli alti ISO della EOS 5D Mk IV abbia cambiato le carte in tavola per molti astrofotografi! Le capacità di queste nuove macchine sono esaltanti. Abbiamo sottomano una reflex che consente di girare video a ISO tanto alti da riprendere nello stesso fotogramma la Via Lattea e una persona in movimento. Non abbiamo fatto ancora molti esperimenti in questa direzione, ma è una possibilità che ci mostra quanto c’è all’orizzonte dell’astrofotografia…

Come realizzate i video in time-lapse?
Gavin: Usiamo le stesse fotocamere e lo stesso approccio. Puntiamo sempre al massimo della qualità, quindi se vogliamo un video a 24 fps dobbiamo scattare 240 foto per dieci secondi di filmato. Di conseguenza se il tempo di esposizione è pari a 30 secondi (due foto al minuto) in tutto ci vogliono almeno un paio d’ore. Siccome le notti che avevamo a disposizione per scattare in ogni località erano una o due al massimo, abbiamo usato fino a sette macchine contemporaneamente cercando di coprire una zona molto vasta. Harun ha piazzato il suo treppiede da una parte, io dall’altra: il nostro obiettivo era immortalare da ogni angolo possibile e immaginabile quanto accade in una notte. Abbiamo lasciato ogni fotocamera lì a scattare per due o tre ore per volta, dopodiché abbiamo montato le immagini. Di fatto non si tratta di un vero e proprio video.

Qual è il posto più spettacolare dove ti è capitato di scattare?
Harun: Per me senza dubbio il Grand Canyon: è gigantesco e diverso da qualsiasi altro luogo al mondo. Inoltre è sempre stato “gentile” con me: ogni volta che ci sono andato mi è successo qualcosa di straordinario. Ma il luogo dove mi sento davvero in pace è Dry Tortugas, al largo della Florida: una piccola isola a oltre 110 chilometri a sud-est di Key West. È incredibilmente tranquilla, offre cieli perfetti senza inquinamento luminoso. Quando sono lì mi sento come se fossi in un’altra dimensione.

Qual è l’obiettivo finale del progetto Skyglow?
Gavin: Vogliamo accrescere la consapevolezza del fatto che c’è un problema e mostrare alcuni dei danni che può causare l’inquinamento luminoso. Ma non vogliamo trascurare il rovescio della medaglia: una speranza c’è. Per questo parte del libro è incentrato sull’associazione IDA (International Dark-Sky, www.darksky.org) e sulle storie di alcuni degli eroi là fuori che stanno facendo la differenza, aprendo nuove strade per affrontare l’inquinamento luminoso.
Harun: Se venendo a conoscenza del nostro lavoro un’area deciderà di “spegnere le luci” diventando parte della comunità Dark-Sky avremo già fatto molto. È importante che le persone sappiano di questa realtà che è sconosciuta ai più. Stiamo cercando di fare in modo che il tema diventi virale sfruttando una modalità di racconto visiva e accattivante.
Gavin: In parte Skyglow è un modo per rendere digeribile il boccone amaro: sono in pochi a voler leggere un documento di 40 pagine che parla di inquinamento luminoso. È molto meno eccitante dello spettacolo pirotecnico di alcune delle più vaste stellate mozzafiato visibili dal nostro pianeta. Molte persone che abitano nelle grandi città non hanno mai visto la Via Lattea e penso che questo sia uno dei motivi per cui i nostri video vanno tanto forte.

Harun Mehmedinovic & Gavin Heffernan: la fotografia per salvare il pianeta

Pensate che la fotografia e i documentari possano aiutarci a salvare il pianeta?
Harun: A oggi i documentari, soprattutto quelli che trattano temi come la natura e l’ambiente, stanno diventano fondamentali per smuovere il dibattito pubblico. Cineasti e fotografi possono fare moltissimo, ma tutto dipende dalla sensibilità di ciascuno di loro. Lavorerò al terzo film sull’ambiente prodotto da Leonardo DiCaprio. Quando chiacchiero con altri cineasti dico sempre: «Voi ragazzi state lottando contro la rovina del mondo ogni volta che parlate di riscaldamento globale, ma anche io faccio lo stesso, attraverso le stelle». Io e Gavin abbiamo trovato un modo per coinvolgere un maggior numero di persone, anche quelle che sono tagliate fuori dalle discussioni ambientaliste, perché non vogliono neppure sentire la parola ambientalista: per loro è peggio di una parolaccia. Attraverso questo progetto abbiamo trovato il modo di parlare di un problema globale che è diventato molto politicizzato e indirettamente possiamo trattare i temi delle emissioni di carbonio e del riscaldamento globale.
Gavin: Abbiamo anche scoperto che è un argomento che interessa entrambe le fazioni politiche. In USA il tema della salvaguardia dell’ambiente è appannaggio della sinistra, ma l’Arizona, uno Stato orientato a destra, è capofila nella lotta all’inquinamento luminoso. Prendono il problema molto sul serio. In un certo senso, le divisioni politiche spariscono di fronte a un tema universale come questo e ciò ci fa ben sperare: forse iniziando a parlare tutti insieme di inquinamento luminoso si potrà trovare un accordo anche sulla difesa dell’ambiente in generale. Siamo stati letteralmente travolti dal grande numero di persone di ogni fede politica interessata a “spegnere le luci”!

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