Dal 28 aprile all’11 giugno 2023, Binario49 a Reggio Emilia ospita il progetto fotografico di Massimiliano Camellini a ribbon and a prayer – da spazi laici a luoghi sacri, a cura di Andrea Tinterri e Benedetta Incerti. La mostra si inserisce nel CIRCUITO OFF di Fotografia Europea.

Massimiliano Camellini in mostra a Reggio Emilia
Avviato nel 2017, a ribbon and a prayer mostra la trasformazione di spazi precedentemente dedicati al lavoro, all’abitazione, al commercio, al tempo libero – abbandonati per cause diverse – in luoghi di culto. Si tratta di fattorie, magazzini, capannoni industriali, laboratori ormai dimessi a cui comunità religiose di ogni fede, spesso composte di migranti, hanno restituito nuova vita.
Nuova vita che Massimiliano Camellini rivela attraverso coppie di immagini. Per ogni luogo, infatti, c’è un’immagine di fondo che mostra l’aspetto esterno (e il passato) della struttura, virata dal colore “guida” della relativa fede. E un’altra immagine, incorniciata dalla prima o esposta come altare davanti a questa, che rivela l’interno (e il presente) del luogo.

A guidare l’osservatore è uno degli elementi che danno il titolo alla mostra. È il nastro (ribbon) che evoca quegli oggetti che nelle antiche culture sono utilizzati a ornamento di luoghi sacri ma anche il drappo o la tenda, visibili spesso nelle immagini, che metaforicamente sono in grado di trasformare un luogo “pagano” in sacro e che conducono alla preghiera (prayer).
Una modificazione fisica e culturale
Il processo di trasformazione testimoniato dalle immagini di Massimiliano Camellini apre – scrive Andrea Tinterri – “a un dibattito complesso, sulle cicatrici del capitalismo e dell’Occidente che vengono occupate, come fossero voragini fisiche, da comunità religiose, quasi sempre extraeuropee. […] La dimensione del lavoro è uno spettro che appare sotto forma di dettagli, residui alle pareti, la stessa configurazione dei soffitti, dei pavimenti. Dove prima c’era un banco di lavoro ora si materializza un altare carico di simboli e oggetti necessari al rito”.
Ciò evidenzia, secondo il curatore, “la capacità e spesso necessità dell’uomo di modificare il proprio habitat in funzione al nuovo culto. Una modificazione ideologica, fisica e culturale che il fotografo dimostra mettendo in relazione esterno e interno, come se il primo celasse i segreti del secondo o li mostrasse con pudore e doverosa discrezione”.

Una necessità che riguarda l’umanità tutta. L’indagine fotografica di Massimiliano Camellini ha, infatti, toccato tutte le confessioni religiose. Dall’Induismo al Cattolicesimo, dalle chiese Evangeliche a quelle Pentecostali. Dall’Islam al Sikhismo, dallo Scintoismo al Buddismo e molte altre. Al momento principalmente europeo, il progetto ha l’obiettivo di estendersi a tutti i continenti al fine di realizzare auspicabilmente una ricerca antropologica attraverso le immagini sull’evoluzione di spazi e oggetti comuni in luoghi di adorazione.
Massimiliano Camellini
Nato a Venezia nel 1964, vive e lavora tra Reggio Emilia e Milano. Negli anni Novanta si avvicina alla fotografia di ricerca. Dal 2001 realizza progetti costituiti da serie di opere dedicate a temi universali, accompagnate dai rispettivi progetti editoriali.
La prima serie è dedicata agli istinti e sogni dell’uomo: appartengono a questo ciclo Oltre le Gabbie (2001), I Volanti (2004), Duel (2006), Nuove Arene (2009), Il laboratorio dell’ossessione (2010), Ore 18.00, l’orario è finito (2012) Al di là dell’acqua (2016) e a ribbon and a prayer (2022).
Le sue foto sono nelle collezioni museali di tutto il mondo tra cui Museum of Fine Arts (Houston, USA), Collezione Maramotti (Reggio Emilia), Galerie Municipale du Château d’Eau (Toulouse, Francia), Musée du Strasbourg (Francia), Museum of Photography (Seoul, Korea), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino).