A quattro mesi dall’apertura espositiva, e a ridosso del termine della mostra, fissato per il 18 maggio 2025, UPLANDS&ICONS ha fatto parlar di sé. Con quasi 30.000 visitatori giunti da tutto il mondo, i potenti scatti di Steve McCurry continuano a far innamorare per la loro capacità espressiva e potenza comunicativa. Semplici e curati, gli allestimenti a Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero, curati da Biba Giacchetti, riescono infatti a mettere in risalto le opere esposte, senza inficiare l’esperienza dello spettatore.
Steve McCurry: UPLANDS&ICONS, una considerazione dovuta
La domanda sorge spontanea: uno dei fotografi più seguiti di sempre, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, che effetto ha ancora sulle persone? Può, oggi come allora, emozionare allo stesso modo?
In un mondo in cui i ritmi di vita ci portano a volere sempre di più e sempre novità, le opere di McCurry fermano il tempo, ricordandoci il valore della storia, di ciò che è stato e che non potrà mai essere cancellato. Per questo, gli scatti che evidenziano il contrasto profondo con la vita moderna e il mondo esterno esposti hanno così tanta importanza. E per questo, la mostra ha attirato e continua ad attirare così tanti visitatori, valorizzando non solo l’opera di un artista enorme, ma anche il patrimonio culturale di una città come Biella.

Proprio in virtù dell’importanza che diamo al presente, ripercorrere, attraverso lo sguardo di McCurry, le narrazioni internazionali che hanno caratterizzato la sua carriera, acquista un sapore magico. Il reportage sull’invasione sovietica in Afghanistan, ad esempio, rimarrà cucito nella storia grazie all’incrollabile dedizione dimostrata dall’artista nel conseguire l’esperienza. Il visitatore che guarda negli occhi Sharbat Gula, la celebre ragazza Afgana dagli occhi verdi, sa che quello scatto è stato realizzato affinché lui potesse ammirarlo, un giorno. Sa che se può oggi godere della vista delle vette tibetane è grazie all’operato di un uomo che ha dedicato la sua vita alla condivisione della bellezza.

UPLANDS&ICONS supera dunque i confini della mostra, e racconta tutta la passione, la sacralità, l’amore per il paesaggio e l’umanità che si cela dietro 120 scatti di indicibile meraviglia.
Trovate qui il nostro articolo di approfondimento sul percorso espositivo.