18 Novembre 2019 di Vanessa Avatar

Creatura nomade, figlia di una cucitrice e di un carpentiere, Assunta Adelaide Luigia Modotti, detta Tina, nasce il 17 agosto 1896 a Udine e scompare a Città del Messico il 5 gennaio 1942. È oggi universalmente riconosciuta tra le maggiori fotografe italiane attive durante la prima metà del Novecento. Terza di sei fratelli, emigra negli Stati Uniti nel 1913 dove suo padre Giuseppe, in cerca di fortuna, si era trasferito per prendere parte alla ricostruzione di San Francisco colpita da un devastante terremoto nel 1906. Qui Tina trova lavoro nell’industria tessile, mestiere già esercitato in patria dall’età di dodici anni e si dedica al teatro amatoriale. Nel 1917 sposa il poeta e pittore franco-canadese Roubaix de l’Abraix, detto Robo e pochi anni dopo, a Los Angeles, fa il suo esordio nel mondo del cinema con il film The Tiger’s Coat, diretto da Roy Clements. È il primo di tre da lei interpretati assieme a Riding with Death e I can explain, ma rimane l’unica prova sopravvissuta della parentesi attoriale di Tina Modotti. Dopo aver lavorato brevemente per il cinema muto di Hollywood, conosce il fotografo Edward Weston e ne diviene modella prediletta e successivamente amante. All’epoca lei ha venticinque anni, lui trentaquattro. I due si trasferiscono insieme a Città del Messico, dove Tina avvia la propria carriera di fotografa e si unisce ad un gruppo di rinomati artisti del luogo, tra cui Diego Rivera e Frida Kahlo, con i quali condivide il fervore rivoluzionario. Sarà Diego in persona, anni dopo, a difenderla strenuamente dall’invettiva mediatica seguita all’omicidio di Julio Antonio Mella.

Tina Modotti

Le fotografie di Tina Modotti, inizialmente influenzate da Weston e dunque calibrate sul rapporto tra le forme, si affrancano dalla ricerca estetizzante e dai preziosismi per virare verso l’Estridentismo, movimento messicano istintivamente surrealista fondato da Manuel Maples Arce ed affine alle avanguardie nella lotta al “passatismo”. Le sue opere appariranno su El Machete, giornale dell’Unione dei lavoratori, pittori, scultori rivoluzionari del Messico, portavoce di una nuova cultura e poi organo ufficiale del Partito comunista messicano, fondato tra gli altri proprio da Diego Rivera. Nel 1927, con l’iscrizione al suddetto partito, l’arte della fotografa si lega indissolubilmente alla politica: da questo momento, pur mantenendo l’intenzione narrativa, le immagini di Tina esprimono insieme il piacere della visione e il senso evocativo della stessa. Appartengono a questa fase ritratti di lavoratori all’ombra dei propri sombreri, di mani a riposo, di arnesi da lavoro e di mamme che allattano i propri figli. Nel 1928 si lega al giovane rivoluzionario Julio Antonio Mella, cofondatore del Partito socialista cubano, con cui vive un amore breve ma profondo e incrementa il lavoro di fotografa militante. Il 10 gennaio 1929 Mella viene assassinato; Tina Modotti lo ritrae più volte, l’ultima sul letto di morte e partecipa alle manifestazioni in sua memoria per lenire la ferita che quella perdita ha causato. Il 3 dicembre dello stesso anno, presso l’Università Autonoma di Città del Messico, viene presentata una rassegna delle opere della fotografa, consegnata al pubblico dal pittore David Alfaro Siqueiros come “La prima mostra della fotografia rivoluzionaria in Messico”. L’esposizione riscuote grande successo e le restituisce la fama di artista stimata, riscattandola dal ruolo di figura ambigua attribuitole dopo la morte di Mella. Accusata in seguito di aver partecipato all’attentato al presidente Pascual Ortiz Rubio, viene espulsa dal Messico e parte alla volta di Berlino dove realizza una serie di immagini della città sull’orlo del regime nazista. I primi anni Trenta sono contrassegnati da un continuo peregrinare tra Varsavia, Vienna, Madrid, Parigi e Mosca, dove tiene l’ultima mostra personale.
Riesce a rientrare nell’amato Messico nel 1939 quando il presidente Lazaro Cardenas annulla la precedente espulsione e si spegne qualche anno dopo, a soli 46 anni, sul sedile posteriore di un taxi in circostanze poco chiare che ancoreranno maggiormente la sua vita al mito.
A celebrare la profonda esistenza di Tina Modotti restano le parole dell’epitaffio dell’amico Pablo Neruda che, inneggiando al vissuto della donna, sembrano sentenziare: “non muore il fuoco”.
Tina Modotti. Opere dalla Galerie Bilderwelt
A cura di Alessia Venditti. Testi di Francesca Macera e Sara Esposito
7 dicembre 2019 – 6 gennaio 2020
Palazzo delle Arti Beltrani
Via Beltrani, n. 51
76125, Trani BT
Orari di apertura: dal martedì alla domenica, 10.00 – 18.00
Biglietteria: intero 8,00 euro / ridotto 4,00 euro / ridotto scuole 3,00 euro / famiglie 20,00 euro
Tel 0883500044
email info@palazzodelleartibeltrani.it
Web www.palazzodelleartibeltrani.it
 

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