13 Gennaio 2020 di Vanessa Avatar

Pensiamo a Robert Capa come a un reporter di guerra che scattò fotografie in più di venti paesi di quattro continenti. Qualcuno che, pur conoscendo la paura, partecipò coraggiosamente a tutte le guerre importanti della metà del 1900. Qualcuno su cui gravò l’eterno tormento dei fotoreporter: essere sul posto per far notare al mondo la sofferenza, senza però poter aiutare direttamente i sofferenti stessi. Seguì con la massima intensità la sua vocazione, che gli imponeva continue sfide morali. Fotografò come prima nessun altro, perché nessuno osò andare così vicino al soggetto sul campo di battagia. “Se le tue fotografie non sono abbastanza buone, non eri abbastanza vicino”, soleva dire. Capa era vicino alla morte del miliziano, era nel mezzo del primo sanguinoso sbarco in Normandia, ed era naturalmente partecipe della guerra d’Indocina, quando calpestò la fatale mina. In realtà, con queste immagini diventate ormai icone, conosciamo solo una parte, seppur molto importante, della sua opera. Capa visse una vita intensa, appassionata e pronta a  provare tutto, da vero giocatore (d’azzardo).

Robert Capa: mostrava ciò che lo circondava solo vivendone l’esperienza e puntando sulle persone

Poteva mostrare ciò che lo circondava solo vivendone l’esperienza e puntando sulle persone. L’emigrato ungherese cosmopolita, che parlava male diverse lingue, volle avvicinarsi alla gente non solo in tempo di guerra, ma anche nei momenti di pace. Avvicinarsi mentalmente o fisicamente, combattendo, giocando, ridendo, piangendo o lavorando con loro. Ora, celebrando il centesimo compleanno del fotografo e avendo visto le ricerche e le mostre degli ultimi anni, è particolarmente evidente che la sua eredità di più di 70 mila negativi è una gigantesca miniera d’oro. Dobbiamo ancora scoprire il ritrattista, che fotografò i suoi amici John Steinbeck e Pablo Picasso, il suo amore Ingrid Bergman, che fece conoscere al cinema neorealista italiano, oltre a celebrità come Alfred Hitchcock, Gary Cooper, la regina d’Olanda Guglielmina e Benedetto Croce. Fotografò anche eroi di tutti i giorni, amici comuni o persone sofferenti, immortalandoli tutti in magnifici ritratti. Queste opere presentano un altro lato del variegato talento di Capa. Il talento che aveva tutti gli attributi importanti per il suo lavoro: la tenacia, l’indispensabile aggressività per arrivare nei luoghi degli avvenimenti, l’inventiva e la capacità relazionale, assieme alle doti di un grande artista: un’alta sensibilità, l’abilità nel riconoscere e scegliere un tema, la bravura di composizione. La delicatezza, l’umanità e la sensibilità delle sue fotografie di guerra riappare nei suoi ritratti, mostrandoci com’è possibile immortalare in modo indimenticabile persone famose e non, assieme ai momenti commoventi, terribili o felici della loro vita. Questo Capa deve ancora essere conosciuto meglio, proprio come Capa, il grandioso cultore della fotografia colorata.

 
Per scoprire la storia di Robert Capa clicca qui 

Lascia un commento

qui