4 Dicembre 2018 di Vanessa Avatar

Ute e Werner Mahler

Non era programmato che lavorassero insieme, però è capitato. Ute e Werner Mahler si conoscono a scuola, nell’ex Germania dell’Est. Studiano fotografia alla Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia, continuando la carriera autonomamente. Ute fotografava la moda e i concerti rock per la rivista Sybille, mentre Werner – orientato più sul paesaggio – dal 1971 al 1973 è stato assistente di Ludwig Schirmer (1929-2001). Figura chiave per entrambi è quella di Schirmer, ex capo mugnaio con l’hobby della fotografia che, nel 1960, dalla Turingia decide di trasferirsi con la famiglia a Berlino Est per lavorare come fotografo pubblicitario alle prese con la propaganda del regime. «Lui aveva deciso che sarei diventata fotografa», ricorda la figlia Ute che di una cosa pensava di essere certa: non avrebbe mai lavorato in questo campo. Quanto a Werner, non dimentica la lezione di colui che è stato «il padre della mia ragazza, il mio insegnante, poi mio suocero e, in ultimo, un collega e amico».

Ute e Werner Mahler e l’agenzia fotografica Ostkreuz

Nella primavera del 1990, subito dopo il crollo del muro di Berlino, durante un incontro parigino con i colleghi Sibylle Bergemann, Jens Rötzsch, Harald Hauswald, Thomas Sandberg e Harf Zimmermann – erano stati invitati a partecipare alla collettiva dei maggiori artisti della DDR –, decidono, ispirati dalla Magnum, di fondare l’agenzia fotografica Ostkreuz, che oggi è la più importante in Germania e conta ventidue soci. L’intenzione è di monitorare, attraverso il mezzo fotografico, la società, l’economia e la politica della nuova realtà tedesca: non è un caso che il nome derivi dalla stazione della ferrovia metropolitana che collega la parte Est di Berlino con l’intera città. All’interno di questo capitolo, nel 2009, se n’è aperto un altro che riguarda la storia personale e professionale dei Mahler. La loro prima collaborazione, che ha portato alla  realizzazione del progetto Monalisen der Vorstädte  (2011) è un lungo e soggettivo reportage per il quale hanno girato l’Europa, incontrando giovani donne del nostro tempo la cui impercettibile inquietudine si riflette nel paesaggio dei sobborghi urbani che fa da scenario. L’ambiguità delle tracce invisibili del reale si insinua anche nella natura, catturata nei paesaggi della Turingia, Brandeburgo e Sassonia alla scoperta dell’inaspettato (Die seltsamen Tage ) e lungo i 1.393 chilometri di confine che dividevano le due Germanie (Where the world ended ). Un tema presente anche nel recentissimo Small towns , con le foto scattate negli ultimi tre anni nelle cittadine tedesche. «La nostra visione globale della fotografia non discosta molto l’uno dall’altro – ricorda Werner –; questa è una delle prime cose che ci ha aiutato».

Immagine in evidenza 
© Ute e Werner Mahler, Die seltsamen Tage (Courtesy OSTKREUZ Agentur der Fotografen GmbHt)

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