13 Settembre 2020 di Redazione Redazione

Panorami come quello qui sopra sono il “soggetto” dei fotografi paesaggisti: i luoghi, tanto importanti che spesso la ricerca di quello migliore richiede più tempo di quanto ce ne voglia poi per immortalarlo. La maggior parte delle immagini più belle che vediamo sulle riviste o su Internet non è frutto del caso e delle coincidenze (anche se un po’ di fortuna ci vuole!): che sia in campagna, in montagna, sul mare, in città o in un bosco, la pianificazione è indispensabile per ridurre le variabili e aumentare le probabilità di ottenere una foto emozionante. La ricerca delle giuste location è parte del processo creativo. Per eseguire una buona ricerca possono bastare strumenti a cui è facilissimo accedere: mappe cartacee, servizi come Google Earth, app quali Photo- Pills, Dark Sky e Photographer’s Ephemeris… Tutti possono aiutarci a capire la conformazione del paesaggio, le condizioni climatiche previste e, non da ultimo, la direzione della luce. Ogni luogo ha però anche aspetti unici che dobbiamo saper cogliere per darne un’interpretazione spettacolare: scopriamoli in questa rubrica.

2#In Montagna

Le immagini di montagne possono essere meravigliose e spettacolari: le variazioni dovute ad atmosfera, temperatura e altitudine contribuiscono a creare scenari sensazionali – che però possono essere difficili da rendere in fotografia. La tentazione è di prendere il grandangolo e includere il più possibile, ma i risultati non hanno quasi mai la maestosità che cogliamo a occhio nudo. Ci sono però delle tecniche che possono aiutarci a tornare a casa con ritratti più fedeli alla realtà.

La scala

La grandezza di una montagna è facile da cogliere di persona, ma non altrettanto da rendere in un’immagine bidimensionale. Negli scatti paesaggistici è frequente omettere la presenza di persone, ma includere un elemento di dimensioni note, proprio come una figura umana, o un edificio o un’auto, offre all’osservatore un termine di paragone e gli permette di farsi un’idea della scala della scena. Un modo per enfatizzare il senso delle proporzioni è riempire l’inquadratura con la montagna, usando un teleobiettivo, e includere una persona o un’auto alla base.

La luce

In qualsiasi paesaggio la luce è importante e lo è ancora di più in montagna, perché evidenzia i profili della scena. La luce laterale è di gran lunga la migliore per far emergere i rilievi delle rocce e le forme dei picchi. È meglio invece evitare quella frontale, che tende ad appiattire e spegnere le vedute. Fa eccezione la luce frontale di alba e tramonto, quando i toni caldi sono incantevoli, soprattutto contro quelli più scuri e freddi di un primo piano in ombra. Per immagini di questo genere, l’ideale è includere in primo piano qualcosa che possa riflettere la montagna, come un lago o un fiume. Non trascuriamo il fatto che le montagne possono essere pericolose, soprattutto al buio. Come minimo portiamoci una torcia, abbondanti abiti caldi e provviste di base.

L' alba sul lago di Misurina© Abdultaip Neziri

L’ alba sul lago di Misurina© Abdultaip Neziri.
Abdultaip Neziri ha realizzato un’immagine “classica” del lago di Misurina (Belluno) ma carica di suggestione perché catturata al momento giusto: la luce morbida dell’alba, la nebbia e il riflesso delle montagne nell’acqua fanno la differenza.

Primi Piani

L’inclusione di elementi in primo piano aggiunge più profondità all’immagine. Cascate, torrenti o alberi sono solo alcuni esempi di soggetti che possono equilibrare la composizione e darle un impatto più tridimensionale. Anche i fiori selvatici sono un primo piano perfetto, che introduce anche colori brillanti. Ricordiamo che stiamo narrando una storia: scegliamo elementi di primo piano che possano dire qualcosa di più sul luogo. Se ci avviciniamo ai fiori, proviamo a usare la tecnica del focus stacking per tenere tutto alla nitidezza ideale: è più sicuro che semplicemente chiudere il diaframma.

Tre cime di Lavaredo © Mattia Chersicola.

Tre cime di Lavaredo © Mattia Chersicola. Mattia ha scelto il magnifico scenario delle Tre Cime di Lavaredo, Dolomiti, aspettando il tramonto per fotografarle in tutta la loro maestosità. Contravvenendo alla “regola dei terzi”, ha scelto di piazzare il soggetto al centro dell’inquadratura, con un risultato

Filtri

Un filtro polarizzatore, usato con un’angolazione di 90° rispetto al  soggetto, ha l’effetto di rendere più profondo l’azzurro del cielo e dare più rilievo alle nuvole. Quando però usiamo il grandangolo, può rendere disomog neo il colore del cielo. Soprattutto in alta quota il polarizzatore può rendere il cielo quasi nero: è bene ricordarsi di non polarizzare troppo. I filtri graduati a densità neutra (ND) controllano invece le differenze di esposizione nella scena. In montagna è frequente che i versanti più bassi siano più scuri del cielo o del- le cime innevate: un filtro graduato ND in corrispondenza del cielo può riequilibrare l’esposizione. La sfumatura del filtro dipende dall’irregolarità delle creste: usiamo un filtro a transizione morbida per i contorni più frastagliati e uno più duro dove l’orizzonte è più piatto.

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Viaggi e paesaggi #1: Pianura e Campagna

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