14 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

WOMEN, la mostra fotografica di Emanuela Caso, è un omaggio alle donne, ai loro diritti mai ampiamente conquistati, alle speranze, alle sofferenze e alle intime gioie che trapelano dai loro sguardi. Un reportage condotto attraverso diversi Paesi del mondo per raccontare l’universo femminile da Occidente a Oriente: paesi disagiati, dimenticati, senza tempo e pieni di storia, infinitamente poveri e dove la miseria è visibile non solo agli occhi ma la si respira in ogni angolo di strada; ma anche regioni ricche dove è ancora più netto il contrasto tra l’opulenza ostentata di pochi e i mille rivoli dei quartieri ghettizzati. Emanuela Caso coglie nei suoi scatti lo sguardo delle donne: occhi grandi pieni di dignità nonostante l’indigenza.

WOMEN: un percorso in cui la fotografia si fa il mezzo ideale per aprire gli occhi sulla vastità del mondo

Emanuela Caso in WOMEN cattura con l’obiettivo i volti più significativi delle donne incontrate in questo viaggio. Un percorso in cui la fotografia si fa il mezzo ideale per aprire gli occhi sulla vastità del mondo che ci circonda. Nel percorso espositivo, è abbattuto lo stereotipo della perfezione femminile imposto dai mass-media in favore di una donna che valorizza la propria personalità e autostima. Il percorso di “WOMEN” evidenzia una dura realtà, ci dice l’artista: “in ogni parte del mondo le donne vivono uno stato di insoddisfazione e modi di vita contrastanti o di incompleto benessere”. I modelli forzati imposti dal consumismo e dalla imperante globalizzazione non portano necessariamente al benessere dell’individuo, bensì spesso a limitarne l’unicità e a distorcere la cultura dei diversi popoli. L’ispirazione per questo lavoro nasce da un evento tragico avvenuto in una fabbrica di New York più di un secolo fa: Il 25 marzo 1911 un terribile incendio divampato all’ottavo piano della Shirtwaist Company provocò la morte di 146 operai. I proprietari della fabbrica, che tenevano chiusi a chiave gli operai si misero in salvo lasciando morire le donne e gli uomini rimasti intrappolati nello stabile. Il processo che ne seguì vide assolti i proprietari che ricevettero dall’assicurazione 445 dollari per ogni vittima mentre il risarcimento alle famiglie dei lavoratori fu di soli 75 dollari. Di quei 146 operai, la maggior parte erano giovani donne italiane ed ebree dell’Europa Orientale. Da allora, molte cose sono cambiate e dopo anni di lotte e di conquiste di diritti da parte delle donne siamo di fronte ad una regressione politica e culturale. L’articolo 22 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo recita: “Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità”. Una società equa in cui cittadini e istituzioni cooperano per migliorare la società in cui vivono e in cui il potere sia al servizio del fabbisogno della collettività e attento agli ultimi. Ma l’eliminazione della povertà passa attraverso la piena partecipazione di uomini e donne che spesso però, in molte parti del mondo, non hanno accesso alle libertà fondamentali. L’amarezza che assale l’osservatore sa di sconfitta per l’umanità ma si può combattere promuovendo una dignità universale, per cui ogni essere umano diviene padrone del proprio destino.
La mostra, ospitata alla Casa della Memoria e della Storia di Roma dal 20 giugno al 4 settembre 2019, è promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale – Dipartimento Attività Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA
Via San Francesco di Sales, 5 – 00165
fino al 4 settembre 2019
INGRESSO LIBERO
Lun-ven ore 9.30/20
Chiuso dal 5 al 31 agosto
060608 – 06.6876543
www.comune.roma.it
 

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