Scopri tutti i segreti della fotografia di nudo artistico e del boudoir grazie ai consigli di una professionista.

6 Maggio 2021 di Redazione Redazione

Dal ritratto al nudo artistico: in ogni occasione, bisogna saper affrontare il set nel modo giusto! Non solo bisogna saper disporre le luci o guidare chi sta posando. Ma anche gestire e superare il naturale imbarazzo che può esserci quando ci si trova a ritrarre una modella in vari stadi di nudità. La modella e fotografa Natasha J Bella ci dà qualche utile consiglio!

In questa seconda e ultima parte della rubrica analizzeremo il nudo artistico e il boudoir. Pronti?

Scatto 4 – Il nudo artistico

Dopo la pausa, in vista della sessione di nudo artistico, Natasha ha sostituito il fondale bianco con uno nero. Ha poi orientato i due softbox rettangolari verso la posizione che avrebbe preso. Su uno ha montato una griglia, per concentrare la luce di un lato con un effetto più duro, mentre l’altro è rimasto più soffuso. La luce frontale è stata rimossa, in modo che tutta l’illuminazione provenisse solo dai pannelli laterali. Natasha è riapparsa con un accappatoio, che ha poi lasciato scivolare a terra quando il fotografo è stato pronto a scattare.

Le luci definivano i contorni del corpo di Natasha, che, come per le immagini precedenti, continuava a cambiare posa a ogni clic. «Non mi imbarazza stare nuda davanti alla fotocamera e non voglio che il fotografo sia in imbarazzo», ha spiegato. «Arrivando per gradi alla sessione di nudo, chi scatta dovrebbe riuscire a sentirsi sicuro e a proprio agio».

Ha consigliato al fotografo di inquadrare in formato orizzontale, di lasciare più margine di quanto avrebbe fatto di norma e di tenerla sempre centrata: «Con un’ampia inquadratura orizzontale, posso allargare le braccia e cambiare la forma della posa senza che il fotografo debba continuamente ricomporre. Decideremo poi, al computer, se cambiare orientamento o taglio e come trattare e dove lasciare lo spazio negativo dell’inquadratura».

Scatto 5 – Il boudoir

L’ultima sessione era il boudoir (letteralmente, “salottino da signora”). Natasha ha coperto il pavimento con un tappeto di pelliccia artificiale, ha tirato in posizione una chaise-longue d’oro e velluto nero e ha drappeggiato dei pannelli di tulle subito dietro. Il set è stato illuminato con una luce su ogni lato, angolata di tre quarti. Natasha le ha entrambe impostate sullo stesso livello di intensità, 1/8, anziché tenerne una più potente dell’altra, come si usa più spesso in un allestimento luci tipico, con luce chiave e riempimento. «In questo modo sono ben illuminata su qualsiasi lato del divano mi metta. Ci darà più flessibilità».

Fino a questo punto, è stata Natasha a inventare e proporre ogni genere di posa. Ma per la sessione boudoir avrebbe atteso le istruzioni del nostro fotografo. «Per questi scatti è il fotografo a dirigere la modella. L’ultimo pezzo del puzzle è trovare la sicurezza di spiegare alla modella con precisione come si vuole che posi». Così è stato: il fotografo è riuscito a prendere in mano le cose e a dirigere Natasha, guidandola con chiarezza a sedersi o sdraiarsi sulla chaise-longue e ricordandosi di dirle dove guardare. Quando le ha suggerito di sdraiarsi a pancia in giù e arcuare la schiena all’indietro, Natasha è scoppiata a ridere: «Non con il mio mal di schiena!».

Ne ha approfittato per un’ultima lezione: «La modella sa di cosa il suo corpo è o non è capace. Il fotografo deve saper tenere aperta la comunicazione e lavorare insieme a lei».

La post-produzione

Con quattro set e cinque look, si è fatta l’ora di selezionare tra dozzine di scatti quelli meritevoli di elaborazione. «Ci vorrà mezz’ora per ogni immagine», ha detto Natasha, «quindi vale davvero la pena di scegliere solo le migliori».

nudo artistico

Con un iPad con Apple Pencil, è stato possibile scorrere nelle immagini e apportare correzioni veloci e precise. «Ritaglio e raddrizzo, rimuovo le macchie e liscio la pelle. Brucio e schermo le aree di ombre e luci per dare più contrasto al corpo. Si tratta di migliorare quello che c’è, non di aggiungere qualcosa che non c’è», ha spiegato. «A volte è necessario clonare via distrazioni, come l’angolo di un pannello in uno scatto, o estendere lo sfondo».

Infine, Natasha ha prodotto un modulo di liberatoria, che ha compilato e firmato. «Questo dà al fotografo i diritti di utilizzo delle immagini. Deve sempre accompagnare gli scatti destinati a qualsiasi fine commerciale, altrimenti non sono utilizzabili».

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