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Intorno a casa, Torino in lockdow 2

In questi giorni si è tanto parlato dell’emergenza sanitaria creata dal coronavirus e si è dato, giustamente, tanto spazio al racconto delle vittime e del personale medico/sanitario che sta combattendo in prima linea contro questo nemico “invisibile”. Quello che voglio raccontare con il mio lavoro è un’altra faccia della vita di questi giorni dettata dall’emergenza, che ha portato a una trasformazione radicale delle città , non da intendere come città  desolate e abbandonate ma come città  rivissute dai proprio cittadini nell’alone di calma e lentezza che le avvolge. E’ così che in questi giorni di lockdown ho girato per le strade del mio quartiere, San Salvario, quartiere multiculturale ed eccentrico nel cuore di Torino, osservando una lentezza e una sorta di umanità  che non avevo mai associato a questa città . La Torino che si affaccia ai miei occhi è una città  stravolta, non abbandonata, non deserta, ma una città  dove i suoi abitanti cercano di vivere la propria quotidianità  trasformandone, a volte, gli spazi e riportando nostalgicamente indietro le lancette del tempo. Così una strada diventa lo spazio perfetto per una partita di tennis, un dehor di un pub un luogo per fumare una sigaretta leggendo il giornale, il davanzale della finestra di casa la scrivania di un bambino per disegnare e colorare, e ancora, ai bordi delle strade le macchine ferme e parcheggiate mentre le carreggiate sono riempite dalle biciclette. Ma si respira anche aria di normalità , i mercati continuano a funzionare e diventano oltre che luoghi di acquisto e vendita i luoghi dove è possibile scambiare due chiacchere i luoghi della socialità . La Torino dell’emergenza è anche una Torino che allontana (per necessità , non per virtù sia chiaro) la frenesia e lascia il posto ai tempi rilassati e nostalgici dell’umanità .

Torino

12/4/2020

f/3.2

ISO 400

F3.2

28.0 mm

1/80 sec.

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