I’m not a doll – #anorexiafighter
Martina: L’anoressia è un cancro dell’anima.
E un filo.
E’ un filo a tutti invisibile, a tratti persino a te, che ti controlla come fossi una marionetta, e che ti spinge sempre più giù, all’Inferno.
Ma non in quello di Dante.
Nel Tuo Inferno: quello che LEI ha creato apposta per te.
I dannati che vi sono dentro: morte, angoscia, tristezza, senso di inadeguatezza, solitudine e un vuoto talmente profondo e radicato da farti preferire la morte a quella ormai non vita, perché diventata banale sopravvivenza, non scontano nessuna pena; se ne stanno lì, beati aguzzini, aspettando il momento opportuno per affondare i loro coltelli nella tua carne, con lenta costanza, sino a farti mancare talvolta anche il più insignificante ma vitale atomo di ossigeno. Nell’Inferno non c’è luce, né sole, né aria.
Solo gelo e buio.
Il tuo corpo è come uno zigote nel ventre materno, un ammasso di cellule, che invece di crescere in tutta la sua bellezza giorno dopo giorno rimpicciolisce, patendo la fame e riducendosi a un ammasso di ossa e sangue; senz’anima, che si è ormai persa dentro quel vortice mortifero e senza emozioni, senza amore.
E il cappio alla gola si stringe sempre di più, il macigno che comprime e opprime il cuore e i polmoni preme sempre di più, la testa pulsa sempre di più, piena come è di tutti quei riti che metti in atto con la solo apparente convinzione di avere il controllo su ciò che per eccellenza è più lontano dal poter essere controllato, la vita, sino a quando a furia di implodere si esplode, e ciò che si genera non è fuoco caldo e principio del divenire, ma cascate di lacrime gelide, portatrici di morte, e colpevoli di bloccare il Tuo tempo e di imprigionarti lì, in quella sorta di regione mentale ed emotiva parallela alla realtà.
E persino gli occhi, specchio che dovrebbe riflettere la bellezza del mondo, si ammalano e diventano il suo strumento principale per raggiungere il suo obiettivo: la tua autodistruzione. Occhi ingannatori, sempre alla ricerca di amore e approvazione ma riflettori di un “non vai bene, non sei abbastanza” continuo.