Il senso della presenza scatto n°010
il senso della presenza mi fa venire in mente un aneddoto che si usa raccontare
spesso, un po’ di anni fa un critico, Vittorio Fagone, diceva che durante un’edizione
di Kassel, Giulio Paolini aveva tenuto un’opera, una scritta che diceva: “IO VEDO”,
protetta da un cubo di plexiglas.
Il giorno dopo si sono accorti che un visitatore aveva scritto: “IO NON VEDO NIENTE”
ecco, io credo che tra le due affermazioni, entrambe forse arroganti, IO VEDO e
IO NON VEDO NIENTE, quello che davvero possiamo fare è INTRAVEDERE;
quindi queste fotografie non vogliono affermare una forte visione, insomma, oppure
sovrapporre una griglia di intenzioni forti al mondo, ma vogliono semplicemente
fornire il sospetto che ci sia sempre qualcosa da INTRAVEDERE anche nelle cose
più semplici e più banali.
Tenendo conto la brevità della nostra permanenza sul pianeta terra, ecco che anche
un sasso nel quale inciampiamo e ci può infastidire, ci apparterrà, questo inciampo
questo sasso banale, per cinquanta, sessanta, ottanta anni, quindi per un tempo
brevissimo, rispetto ad un tempo molto più lungo che vivremo in un altrove.
Ecco che allora quello che ci sembra banale è davvero eccezionale, se si considera
il breve tempo che abbiamo di esposizione per GUARDARLO, per CONSIDERARLO,
per NARRARLO, per DESCRIVERLO.
Daniele Torriglia