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Il lavoro è formato da una sequenza di paesaggi che scorrono attraverso il finestrino di un treno in movimento. Il finestrino è l’inquadratura che consente di cogliere la sequenza uniforme del movimento. La storia si appiattisce in ogni immagine; il tempo è immobile benché il paesaggio muti velocemente. La sequenza delle immagini è indifferente al racconto fotografico. Il mio lavoro consiste nel costruire un dispositivo per la visione, uno strumento per fotografare. Il dispositivo è formato da un’inquadratura costante (il finestrino), dalla distanza di scatto e da me. La costruzione dell’immagine ha in sè qualcosa di automatico, incontrollato, dovuto alla particolare condizione ambientale in cui il lavoro è stato realizzato: non scelgo l’inquadratura del paesaggio, mi concentro sulla forma dell’apertura e scatto quando il treno decelera, in modo da realizzare immagini non troppo mosse. Il risultato è che ogni elemento del dispositivo è proiettato nelle fotografie: lo scatto fotografico è indifferente al soggetto registrato. In questo senso ogni immagine contiene in sé l’intero viaggio.

tra Teano e Roma

2012/03/02

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