ARTEFATTI

Nella Polis di Platone non c’è posto per i creatori di immagini (gli artisti). Creare la forma di un’idea è una falsità , una bugia. Mettere in scena un concetto è un’operazione che la logica platonica non può ammettere. La finzione è bandita in quanto menzogna che inquina il formarsi di una società  cementata nel culto della ragione.
Le mie immagini sono finzioni e quindi non hanno diritto di cittadinanza nell’Atene delle idee platoniche. Esse contraddicono lo statuto logico della fotografia come rappresentazione del vero e sono parte integrante di una visione frammentata e sconnessa: è la mia personale descrizione del mondo contemporaneo nelle sue declinazioni reali e virtuali.
La mia descrizione organizza il lavoro nei tre capitoli in cui si articola il libro e crea delle interpretazioni che hanno in comune la simulazione come struttura fondante della rappresentazione.

Nel mio personale Bestiario mi ritrovo a fotografare animali, più o meno esotici, che si manifestano attraverso filtri più o meno espliciti: teche, gabbie, schermi. Esiste sempre una sovrastruttura che allontana la visione dall’oggetto di studio. Gli animali sono immersi in contesti artificiali e sono osservati non diversamente da come potremmo vederli attraverso un monitor, seduti sul divano di casa nostra. L’esperienza reale è azzerata da una finzione intrinseca che ne svuota completamente l’atto esperienziale.

Analogamente i Mondi artificiali che ricostruiscono contesti di fantasia, ma anche luoghi urbani reali, rimandano più ad un immaginario ludico e infantile che ad una diretta esperienza dello spazio.

Anche il gioco di Rifare una fotografia di una fotografia attiva una differente modalità  di percezione dell’immagine originale, generando un nuovo inganno dotato di una propria pervasività  visiva ma non di un proprio statuto di realtà .

Per accentuare questa visione, a tratti straniante, ho inserito frammenti di paesaggi o di oggetti reali, ovvero immagini che non si pongono come finzioni (o interpretazioni di altro da sè) ma come elementi documentativi.

L’occultamento del vero appare come unica significativa possibilità  che si offre alla vista: le immagini sono essenzialmente la prova dello stratificarsi di significati di volta in volta differenti dall’oggetto originale. L’autore ha perduto la capacità  di definire a priori i confini del proprio oggetto di studio.

nota: ARTEFATTI è un libro fotografico autoprodotto (link https://issuu.com/00adriano/docs/artefatti.compressed )

Luogo non specificato

30/5/2017

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