27 Settembre 2019 di Vanessa Avatar

18 ottobre 1953: a New York Vivian Maier scatta con la sua Rolleiflex un autoritratto, uno dei tanti che costellano la sua produzione, emerso dalla cassa che John Maloof, figlio di un rigattiere, acquistò all’asta a Chicago nel 2007 facendo uscire dall’oblio le straordinarie immagini della tata-fotografa. Nella cassa, infatti, erano custoditi centinaia di negativi e rullini che, una volta stampati, rivelarono la capacità dell’autrice di fermare momenti di vita quotidiana tra le strade di New York, Chicago e Los Angeles, e di rendere protagonisti delle sue immagini soggetti fino a quel momento poco considerati. Tra gli scatti, anche molti autoritratti, che Vivian Maier amava realizzare non guardando direttamente l’obiettivo ma utilizzando specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti, dando vita a fotografie che rivelano un’eccezionale attenzione ai dettagli e alla composizione. Incuriosito dal volto ritratto in quelle immagini, John Maloof decise di indagare sulla vita di Vivian Maier, divisa tra la Francia e gli Stati Uniti, scoprendo che la donna aveva lavorato come bambinaia prima a New York e poi a Chicago, dove si era definitivamente trasferita nel 1956. Durante le giornate libere e i periodi di vacanza, Vivian Maier non perdeva però l’occasione per immortalare il mondo che la circondava, coltivando la passione per la fotografia che le era stata trasmessa da un’amica della madre, Jeanne Bertrand. Il 21 aprile 2009, Vivian Maier morì a causa delle conseguenze di una caduta sul ghiaccio prima che John Maloof, che cercava sue notizie e voleva valorizzare la sua opera, potesse trovarla e incontrarla. Un destino amaro per la tata-fotografa il cui nome, tuttavia, sarà per sempre legato a una delle pagine più importanti della storia dell’ottava arte.

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