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Andrea Tubertini - Nato nel 1973, vive e lavora a Roma. È appassionato di tecnologia e fotografia, soprattutto di ritratto, e quando può le fa convergere nei suoi progetti creativi. Ha al suo attivo diverse mostre personali e collettive realizzate negli ultimi anni e ora si dedica alla promozione e all’ampliamento del suo progetto I’m not a doll. "La fotografia di ritratto è quella che amo di più, e che più mi piace fare. Penso che un volto, gli occhi, la pelle o una ruga possono raccontare tanto della vita o della personalità del soggetto ritratto. Il mio approccio alla fotografia ritrattistica avviene in modo naturale, i soggetti delle mie foto sono come materia, cerco con attenzione di darle una forma, una consistenza e una perfezione estetica che deve comunque riflettere il suo senso umano. La parte più bella del mondo o delle cose deve prevalere, e se esce un lato poetico meglio ancora. Nel comporre la fotografia cerco di creare un'atmosfera ricca, sensuale, coinvolgente, possibilmente potente. Ricerco spesso l'armonia che non deve avere per forza una forma definita. Il mio fine è quello di fare arte e dare spazio alla creatività utilizzando la fotografia come mezzo di comunicazione."

PAESEItalia

ATTREZZATURACanon 5D e Fuji x-t1

SITOsm-art.synology.me/

INSTAGRAMinstagram.com/andreatuber_ph/

andreatuber - I’m not a doll – #anorexiafighter

I’m not a doll – #anorexiafighter

Matilde: Era tutto buio e freddo laggiù. Ero sola, lontana da tutti, a piangermi addosso. Tremavo dalla paura. Paura di cosa? Paura di tutto. Sparivo, giorno dopo giorno, sempre più piccola, debole e sola. Gli amici mi si avvicinavano ed io li allontanavo. La gente mi passava accanto e io mi scansavo. Le persone mi sfioravano ed io crollavo. Fredda, vuota, dura e inflessibile: questa ero io. Una ragazza di sedici anni pervasa dal controllo. Controllo di cosa? Controllo di qualunque cosa io potessi controllare. Mi servivo di una bilancia: la mia unica sicurezza e verità. Mi è sempre piaciuta la matematica con i suoi numeri… quei maledetti numeri. Mi ronzavano in testa, mi succhiavano ogni istante della mia vita: momenti conviviali passati a contare e contare. Ero inafferrabile.
La testa presa da mille pensieri, il corpo in perenne movimento, prima da una parte, poi dall’altra, senza mai fermarmi, senza mai prendermi un attimo di respiro. Gli amici? I familiari? Loro li davo per scontati, c’erano prima e ci sarebbero stati pure dopo. Ma mi sbagliavo: li stavo allontanando tutti, rovinando ogni rapporto. Pure la mia migliore amica non ce la faceva più. Mi vedeva scomparire ogni giorno di più. Io, con il perfezionismo, mi facevo odiare e disprezzare da tutti, ma in particolar modo da lei, che non mi ha mai lasciato andare.
È stato il mio angelo, sempre pronto a sorreggermi ed ascoltarmi, a soffrire e a farsi mettere i piedi in testa, ma non si è mai arresa. Sono stati proprio gli amici a farmi capire quanto sia bello vivere. Sono tornata a ridere come una matta perennemente con il sorriso. Mi sono ricordata di come ci si diverte e di come ci si rilassa: la bellezza di stare seduti a parlare, a giocare, a veder un film. Intanto il cibo passa in secondo piano, lontano dai miei pensieri, fuori dalla mia mente. Tra poco compio diciotto anni: mi sono continuamente sentita inadatta, troppo piccola e debole. Eppure ora sono in forze, sicura di me ogni giorno di più. Sto assaporando la bellezza del vivere e non mi voglio mai più privare di tutte le gioie che ci sono al mondo.

Roma

9/5/2022

Ritratto

ISO 320

F 11

50 mm

1/200

x-t1

Foto 1 di 15

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