Avatar Jacopo Della Valle

Nato a Roma nel 1979, Della Valle è un Fotoreporter freelance italiano con base a Roma. Ha viaggiato per l’Europa, negli Stati Uniti, a Cuba e in Marocco prima di iniziare i suoi reportage lungo l’Asia. E’ stato in Giappone, Vietnam, Cambogia, Tailandia, Myanmar, Cina e India. Affascinato dalla cultura asiatica e guidato dalle letture di Tiziano Terzani, ha sempre cercato di entrare in contatto con le popolazioni locali per conoscere - e vivere - gli usi, i costumi e le tradizioni caratteristici del posto. Ha intrapreso lunghi viaggi alla scoperta di diverse minoranze etniche asiatiche, che vivono in tribù difficilmente raggiungibili e che ancora sopravvivono alla globalizzazione.

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Jacopo Della Valle - RABARI TRIBE

RABARI TRIBE

I Rabari sono tribù seminomadi che si spostano tra il Gujarat e il Rajasthan con bestiame e cammelli. Durante la stagione secca si muovono alla ricerca di fonti d’acqua e vegetazione, mentre con l’arrivo dei monsoni tornano ai loro villaggi nativi. È una comunità  pastorale che alleva pecore, capre, cammelli, bovini e bufali e vive prevalentemente grazie alla vendita di latte e burro. E’ un popolo dolce, sorridente ed ospitale, con cui ho passato splendide giornate. Ho incontrato Irabel e Sartan in un campo incolto, all’ombra di un esile alberello con i loro agnellini. Fumavano e chiacchieravano in attesa delle loro donne: avevano trovato questo campo ideale per un nuovo accampamento e si erano fermati lì in attesa del resto della comunità , formata da quattro diversi nuclei familiari. Indossavano abiti di cotone bianco con il classico turbante e non sembravano irrequieti o infastiditi dal caldo, che invece a me sembrava eccessivo. Dopo un’oretta sono comparsi all’orizzonte i cammelli della carovana, con donne e bambini. Con velocità  impressionante hanno scaricato tutte le loro cose dai cammelli: ogni famiglia aveva una lettiga su cui erano disposti ad incastro i loro averi, chiamati UTARU, coperti con delle coperte per proteggerli da sole, terra e polvere. Mentre donne e uomini organizzavano il nuovo accampamento, bambini e agnellini si riparavano all’ombra delle lettighe. I ragazzi del gruppo si trovavano a pascolare gli allevamenti di capre e cammelli e sarebbero rientrati nel nuovo accampamento solo la sera. Ho deciso di seguire Sartan a controllare i pascoli e una volta trovati i cammelli, ho dovuto faticare molto per convincere Sartan che non potevo bere il latte di cammello appena munto!Gli ho dovuto far capire che non era un rifiuto della loro cortese ospitalità , ma proprio una mia indisponibilità …non credo di essere stato molto convincente perché Sartan è andato comunque a mungere un cammello, e così ho notato che i cammelli femmine avevano delle imbragature attorno alle mammelle per impedire che i cuccioli prendessero il latte a loro piacimento durante la giornata. Mentre eravamo lì è venuto un signore urlando in Gujarati e dopo una passionale litigata indiana, Sartan ed i suoi ragazzi hanno spostato capre e cammelli in un altro campo. Ho poi capito che il campo dove erano in precedenza – sempre incolto – era una proprietà  privata, il cui proprietario non voleva metterlo a disposizione della tribù di Sartan, così era venuto a cacciarli. Ho salutato Sartan nel pomeriggio, a malincuore, perché dovevo proseguire il mio viaggio verso il deserto del Kutch. Ho incontrato altre comunità  rabari nei giorni successivi e tutte si sono mostrate molto aperte e cordiali. In particolare ho trovato un grande accampamento nel Kutch, dove gli uomini avevano accesi turbanti rossi e pascolavano bufali. Era pieno di bambini che mi hanno letteralmente rapito per andare a giocare con loro e fare foto, mi ha emozionato davvero tanto la loro solarità  e curiosità !Le donne invece, indaffarate nelle mansioni casalinghe, mi hanno offerto l’immancabile chai e il tipico dolce gujarati a base di farina, latte e zucchero (mohanthal).
Nikon D750 – Nikon D7100 – Nikon 85mm 1.8 – Tamron 70-200 2.8 G2 –

Gujarat

24/10/2019

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