6 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

Il soggetto de La macchina ammazzacattivi , scritto da Eduardo De Filippo, risente di una credenza antica: se si scatta una fotografia a qualcuno, gli si ruba l’anima. Oggi vi potremmo anche rintracciare il seme di quella parte dell’arte contemporanea che traccia una nuova narrazione, rifotografando la documentazione fotografica del Novecento per combinarla a elementi del presente. Sono opere che interrogano il rapporto della fotografia con il tempo e la verità, come, per esempio, quelle di Joan Fontcuberta. Celestino è il prototipo di tutti i fotografi senza nome che nel retrobottega hanno curato per decenni l’archivio delle fototessere ma anche degli eventi religiosi, delle filodrammatiche, dei dopolavoro aziendali, delle gite col parroco, dei nuovi nati ritratti in casa. Sono mondi scomparsi, inventari culturali, documentazione senza finalità antropologiche ma che diventa tale per chi oggi li frequenta. Negli archivi dei fotografi come Celestino, sfilano i visi di chi si vuole presentare al mondo nel modo migliore e cerca nel fotografo un complice. Un approccio quasi scomparso ma che si trova ancora nel lavoro di certi fotografi, come in quello di Malick Sibidè, detto “l’occhio di Bamako”, che ha sempre cercato di creare incanto in chi ritraeva e di inserirlo in un mondo più aggraziato di quello in cui si trovava a vivere. Celestino, ammazzando i cattivi con la sua macchina fotografica vuole cambiare il mondo ma si rende presto conto che, nel voler coltivare il bene a tutti i costi, si sfocia con facilità nel fanatismo. Anche Rossellini pensava di cambiare il mondo con la sua macchina da presa poiché intendeva dare al suo cinema un intento didattico. Dopo aver fatto di Roma un luogo immaginifico, come faranno più tardi Francois Truffaut con Parigi e Woody Allen con New York, Rossellini con La macchina ammazzacattivi cerca altre strade per la sua poetica ma dichiara anche che questo film leggero, e per lui inusuale, è solo una favola, anche se, a ben guardare, vi si rintracciano tutte le tensioni di quel presente, così come succede negli altri suoi film. Infatti, quando comincia a girare nel 1948 La macchina ammazzacattivi , in previsione delle prime elezioni libere dopo il fascismo, l’aria nel Paese è tesissima perché tutti hanno un nemico da distruggere: quelli rimasti fascisti, i democratici, i cattolici, i comunisti. Walter Benjamin scrive che «le fotografie sono un documento di prova nel processo storico» e lo sono anche i film, soprattutto quelli di Rossellini perché per il grande regista non c’è differenza fra la microstoria, quella del neoreadalismo che si svolge nelle strade e in cui il pubblico riconosce i propri bisogni e le proprie speranze, e la macrostoria delle nazioni, quella che più tardi racconterà in film come La presa del potere di Luigi XIV (1966).

La Macchina Ammazzacattivi: trama

Siamo in un paesino ed è il giorno della festa dedicata al patrono Sant’Andrea. Nel negozio del fotografo Celestino quella sera si presenta un anziano che chiede ospitalità per la notte. In cambio della sua gentilezza, il vecchio dona a Celestino il potere di dare la morte: deve solo rifotografare con la sua macchina fotografica gli scatti che ritraggono le persone che condanna. Convinto che il vecchio sia Sant’Andrea in persona, Celestino cerca nel suo archivio le immagini dei cattivi del paese e li rifotografa. Così facendo, li ammazza, per il bene di tutti. Alla fine gli uccisi resuscitano, poiché il vecchio si rivela essere il diavolo in persona, ma anche perché il confine tra bene e male è labile. Il film è girato tra il 1948 e il 1951 a Maiori, in Costiera Amalfitana, dove Roberto Rossellini andava da giovane a fare pesca subacquea. Il regista qui aveva già ambientato il secondo episodio de L’amore, interpretato da Anna Magnani e da un Federico Fellini biondo ossigenato, nella parte del vagabondo. Quando Rossellini gira La macchina ammazzacattivi è in un periodo di crisi: i suoi ultimi film, L’amore e Germania anno zero, hanno incassato poco e la critica preme perchè rimanga nel solco del neorealismo ortodosso. Lui sta però cercando altre strade e un altro amore, quello con Ingrid Bergman

 

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