17 Gennaio 2019 di Vanessa Avatar

Gabriele Basilico

Gabriele Basilico (1944-2013), noto soprattutto per la sua fotografia d’architettura e paesaggio urbano inizia come fotografo di reportage sociale sul finire degli anni ’60 del XX secolo. Dopo Ritratti di fabbriche, il suo primo libro pubblicato in collaborazione con il Comune della città di Milano, riceverà numerosi incarichi come fotografo di paesaggio industriale e urbano; la sua indagine sul territorio si estenderà all’Europa, al Nord Africa, alle Americhe, all’Asia.

Milano, un deposito ferroviario. Per Gabriele Basilico è altro. Sono le forme della città. Guardate con un’attenzione diversa, cercate durante un progetto lungo 3 anni, che si completa in un libro nel 1981. La sua è la visione – cercata, attesa, metodica – di un paesaggio antropizzato dove la luce definisce gli spazi. Lui stesso racconta di come accadde per caso, un giorno, di vedere l’architettura industriale di Milano con nuovi occhi, aiutato dalla luce forte e dall’aria tersa. Questo lo porta a fotografare le fabbriche milanesi come soggetti, non come contenitori di produzione industriale. Aspetterà le giornate festive, il cielo sereno, l’assenza di persone, perché gli edifici siano gli unici protagonisti dei suoi ritratti. Costruisce con la fotografia un paesaggio metafisico, immobile nel tempo e nella luce, proprio lì dove ci si aspetta di vedere masse di operai. La sua diventa una città ideale che continuerà a cercare in tutti i successivi progetti.

Immagine in evidenza Via Ripamonti, da “Milano ritratti di fabbriche 1978-80”, 1980 – © Courtesy Gabriele Basilico/Studio Gabriele Basilico, Milano

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