5 Maggio 2019 di Vanessa Avatar

Diane Nemerov, diventata Arbus a 18 anni con un matrimonio disapprovato dalla sua ricca famiglia, nasce a New York nel 1923 da genitori ebrei di origine polacca, proprietari della catena di grandi magazzini Russeks, frequentato dalle donne più chic d’America. È educata come una signorina di buona famiglia: pianoforte, buone maniere, studio del francese. Dall’età di dodici anni riceve lezioni di pittura. Capace di rivelare la sua creatività già a scuola, cresce con il fratello maggiore Howard, che sarà un celebre e premiato poeta, e la sorella minore Renèe, un’apprezzata scultrice. La vita si divide tra governanti e servitù al nono piano di Park Avenue, West 115 nel Sanremo Building, uno dei palazzi più ambiti di New York. Basti ricordare che vi abitarono negli anni, anche Rita Hayworth, Diane Keaton, Steven Spielberg, Demi Moore, Bono Vox, Dustin Hoffman e Steve Job. La Arbus impara la tecnica fotografica dal marito Allan che si era formato come fotografo nell’esercito americano durante la Seconda guerra mondiale. Di ritorno dalla base di addestramento, Allan le racconta tutto quello che apprende sulla tecnica fotografica e lei impara velocemente. Dopo la guerra aprono lo studio fotografico Diane e Allan Arbus  e iniziano a lavorare nel campo della moda e della pubblicità. Il marito si concentra sulla produzione e tiene le relazioni con i clienti, mentre Diane Arbus stira i vestiti, misura le luci, dà continui consigli sulla scelta delle modelle, sulla luce, sullo stile dell’inquadratura. Spesso è lei a scattare. In quegli anni i due lavorano sodo e guadagnano molto: la televisione era agli inizi e i clienti investivano milioni di dollari nella carta stampata. Entrambi però non amano particolarmente questo lavoro: Allan, da sempre, desidera diventare un attore e Diane si sente inadeguata a quel tipo di vita professionale. Il suo obiettivo è di intraprendere dei progetti personali, senza farsi assorbire dai commissionati per le riviste di moda e dall’esecuzione dei layout delle agenzie pubblicitarie. Nel 1957 decidono di provarci così Allan si iscrive a un corso di mimo, pur mandando avanti lo studio per mantenere la famiglia, e Diane inizia ad andare in giro e a fotografare liberamente. La storia narrata da Fur , piuttosto romanzata, si colloca proprio in questo periodo di passaggio. Nel palazzo dove vive, Diane Arbus, interpretata da Nicole Kidman, incontra Lionel, ex fenomeno da circo completamente coperto di pelo che si farà fotografare solo dopo averla messa alla prova. Lionel, interpretato da Robert Downey Jr., le presenterà i suoi amici, anch’essi conturbanti nelle loro deformità. I due si innamoreranno e lui alla fine morirà. Il film, dai toni favolistici, riecheggia le atmosfere disneyane di La Bella e la Bestia e di Alice nel Paese delle Meraviglie . Ad assorbire i pensieri di Diane sarà invece il film, Freaks , il film del 1932 di Tod Browning. In questo film maledetto, di cui per anni fu vietata la proiezione– cominciò a essere considerato un capolavoro solo dagli anni Sessanta in poi –, degli esseri deformi interpretano personaggi che si esibiscono in un circo e che si vendicano per essere stati ingannati da una donna che non ha nessun rispetto per loro. Diane vide Freaks , sembra su suggerimento della fotografa di origine austriaca Lisette Model, che nel frattempo era divenuta sua insegnante di fotografia alla New School di New York. Colpita da quel mondo, da quella verità cruda e lasciata ai margini, prese coraggio per iniziare il suo viaggio nelle sue ossessioni.

Diane Arbus: fotografava ciò di cui aveva paura e utilizzava lo scudo della macchina fotografica per sentirsi protetta

Da questo momento la parabola artistica di Diane Arbus, pur fra mille difficoltà economiche e umane, ascende senza più fermarsi. Lei, carica di macchine fotografiche, comincia a frequentare i personaggi tristi o deformi dei piccoli e poveri circhi di provincia, ma anche le comunità di nudisti, gli artisti di strada, le prostitute, gli scambisti, i travestiti e i transessuali. Fotografare ciò di cui aveva paura era il modo per sfidare se stessa, e utilizzava lo scudo della macchina fotografica per sentirsi protetta. Usava il flash diretto con cui riesce a portare a galla la brutalità, il candore, l’ignoranza, le banalità nascoste di ogni soggetto. Si definì più volte antropologa e usava frequentare i soggetti più restii fino a convincerli, stabilendo un raro rapporto di intimità, riuscendo così a farsi raccontare le storie più segrete. Non a caso Diane Arbus dichiarava che una fotografia è un segreto che parla di un segreto. Divenne amica di Walker Evans, Robert Frank e Richard Avedon che la sostennero perché ne riconobbero la genialità, capendo che la sua visione radicale era pari a quella dei grandi fotografi. Grazie alla crudezza del suo lavoro, Diane Arbus stava percorrendo una strada completamente opposta a quella visione benevola dei fotografi realisti degli anni Trenta e Quaranta e proprio per questo, cambierà i fondamenti della fotografia documentaria. Fu imitata da molti, – come succede ai grandi –, quando le sue fotografie cominciarono a essere conosciute. La Arbus conobbe, tra gli altri, anche un giovanissimo Stanley Kubrick che cominciava a realizzare qualche servizio fotografico per la rivista Look  e divennero amici. Lui, abbandonata la fotografia per il cinema, le rese omaggio in Shining tramite i personaggi delle gemelle Grady, citazione della famosissima foto del 1967 dal titolo Identical Twins  e con la stanza 237, a cui era vietato avvicinarsi e dove era presente una donna morta nella vasca da bagno. Purtroppo è ciò che successe realmente a Diane Arbus che si suicidò nel 1971 a quarantotto anni. Soffriva di depressione fin da quando era una bambina ricca, ma sola e ossessionata dal suo lato oscuro.

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