29 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

I profughi del Kurdistan meridionale sono i protagonisti de l’Isola della Fotografia, l’evento estivo a cura dell’associazione Roma Fotografia – nell’ambito della XXV edizione de L’ìIsola del Cinema – che ha attirato finora tantissimi turisti e visitatori grazie a mostre, incontri, workshop e performance.
La storia di queste persone rivive nella mostra “Makhmour, frammenti di una democrazia possibile” a cura di Lucrezia Lo Bianco, teledocumentarista per la Rai, particolarmente attenta alle tematiche migratorie e autrice di diversi documentari su migranti e rifugiati in Italia e nel sud del mondo. Dopo l’espulsione dalla Turchia a seguito della distruzione dei loro villaggi da parte dell’esercito turco, queste persone hanno concluso la loro fuga nel deserto vicino alla città di Hewlêr (Erbil). Qui, sotto la protezione delle Nazioni Unite, fu istituito l’odierno campo profughi: abitato da circa 13 mila curdi è una realtà dove, fin dall’inizio, si è applicato il confederalismo democratico, un sistema politico-sociale sviluppato da Abdullah Öcalan. Il campo, dove vige la parità di genere e la democrazia delle assemblee popolari di quartiere, oggi è un esempio di autogestione. 

Reportage fotografico sul Kurdistan

Questo reportage fotografico, realizzato nell’ottobre del 2018 è arricchito per completezza con alcuni scatti dei giornalisti Hikmet Aslan, Mirca Garuti e Mario Folchi che hanno documentato il villaggio in altre occasioni.  La mostra fornisce occasione per una raccolta fondi in collaborazione con L’Associazione “Verso il Kurdistan” di Alessandria che sostiene iniziative per progetti di cooperazione e sviluppo locale nel Kurdistan turco e iracheno. Con l’aiuto dell’Associazione, il Consiglio per la Salute del campo per rifugiati del Makhmour sta realizzando e ampliando un policlinico all’interno del campo.  Il policlinico è stato aperto il 26 maggio 2018 e nella sala parto sono nati già 27 bambini, mentre il reparto di radiologia è aperto da 3 mesi. Il problema ora è la mancanza di un’ambulanza. Soprattutto per i rifugiati, che vivono in una zona dove ci sono conflitti politici e militari e che hanno subito attacchi dell’ISIS e delle forze aeree turche, è difficile trasferire i pazienti con ferite e/o malattie gravi ad un ospedale con attrezzature migliori, senza un’ambulanza dove la rianimazione potrebbe essere fatta meglio e in maniera più corretta.

Tutti i dettagli su www.roma-fotografia.it

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