31 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

Lewis Carroll, stimato intellettuale, frequentatore dei salotti artistici ed esponente del primo pittorialismo, dedicò alcune lastre anche al nudo. Uno dei suoi maestri era Oscar Rejlander, che tanta attenzione poneva alle composizioni di nudo accademico. Carroll voleva catturare con la fotografia ciò che definiva “la bellezza”: l’unione di grazia morale ed estetica. La sua attenzione si rivolse dunque alle bambine e alle ragazzine non, come qualcuno lo accusò, per un interesse morboso: vedeva nelle fanciulle l’innocenza prima che questa fosse dissolta dall’età adulta. Cercava in loro un Eden perduto, alla maniera di molti suoi contemporanei, come un segno tangibile di manifestazione della divinità. Dedicò alle bambine circa la metà delle sue fotografie: a ognuna di loro chiedeva di firmare la stampa della fotografia, ognuna di loro era fotografata alla presenza di almeno un genitore. Immaginò la protagonista di Alice nel Paese delle Meraviglie come una ragazzina che fugge da un noiosissimo pomeriggio. Allo stesso modo, nelle sue visioni fotografiche, fa fuggire dalla realtà le sue piccole amiche. Si pensa che Carroll abbia distrutto o restituito alle famiglie le fotografie che ritraevano le sue modelle svestite; tuttavia, almeno sei pose sono sopravvissute e quattro di esse sono state date alle stampe.

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