Luigi Ghirri Kodachrome. Una semplice brossura e in copertina un reticolo, come il foglio di un quaderno a quadretti, con un omino stilizzato che fotografa con una vecchia macchina a treppiede. Un’immagine spiazzante, che si distacca dallo stereotipo diffuso dell’editoria fotografica, con un titolo che cita la più conosciuta pellicola a colori. Anche l’operazione editoriale è decisamente originale, perché Kodachrome nasce dalla cooperativa editoriale Punto e Virgola fondata da Luigi Ghirri, Paola Borgonzoni e Giovanni Chiaramonte con l’ambizione di produrre libri che si inseriscano nel dibattito internazionale sulla cultura fotografica. Kodachrome raccoglie il lavoro fotografico di Ghirri dal 1970 a 1978 e descrive il suo percorso esistenziale e artistico fortemente radicato nell’Emilia delle neoavanguardie dei movimenti di Poesia visiva, Concettualismo e Neo Dada, con cui collabora fotografandone le opere. Le mostre del Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma gli rivelano le meditazioni sul medium nelle Verifiche di Ugo Mulas (1973), la fotografia della Farm Security Administration (1975), in particolare di Walker Evans di cui Ghirri citerà sempre le immagini come «carezze fatte al mondo». Ma la sua scelta di utilizzare la fotografia come linguaggio artistico si distacca da ogni rigidità ideologica, per intraprendere un personale cammino di intuizioni poetiche, in una disincantata avventura del pensiero e dello sguardo che lo rivela immediatamente come una voce nuova e originale. Luigi Ghirri riflette sulla complessità della fotografia tra verità e finzione, realtà e artificio e su quanto ci sia di illusorio nella sua presunta oggettività, proponendo una ecologia dello sguardo critico e ironico sul mondo invaso dalle immagini. Perciò, in lui sarà sempre presente il rapporto tra lavoro fotografico sul campo ed elaborazione teorica su quello che definisce «l’enigma della fotografia, perché è difficile capi- re un’arte così semplice».
Luigi Ghirri: Kodachrome. Immagini stampate in una gamma cromatica neutra, senza forzature coloristiche
Nel libro, le immagini stampate in una gamma cromatica neutra, senza forzature coloristiche, sono montate a coppie su doppie pagine, in un dialogo contrappuntistico e ironico, come motti di spirito, fonte di spunti di riflessione e di stupore senza pretese di narratività definita, ma opera aperta alla libertà di lettura e interpretazione. Parlando della serie Kodachrome, nel 1979 Ghirri sottolinea: «Questo è il mio primo lavoro con una struttura precisa e articolata. Ho terminato queste serie con frammenti d’immagini trovate camminando per strada, non casualmente; nell’ultima, appare la scritta su un giornale accartocciato sull’asfalto: come pensare per immagini , in questa frase è contenuto il senso di tutto il mio lavoro, come nella frase pensare è speculare per immagini di Giordano Bruno». Questa significativo scatto non è presente in Kodachrome , ma come work in progress nella monografia dello CSAC dell’anno successivo. Comunque, questa intuizione è la riflessione che accompagnerà tutta la sua produzione che, come scrisse Claude Nori, coeditore francese di Kodachrome , «ha risvegliato allegramente la fotografia italiana», riuscendo a coordinare e a sviluppare importanti progetti seminali, da Viaggio in Italia a Esplorazioni sulla Via Emilia e germinando tra gli altri, nei progetti di Linea di confine e Archivio dello spazio . Kodachrome è diventato una vera icona, oggetto del desiderio di fotografi e collezionisti, citato come fotolibro fondamentale in Photobook. A history I di Parr e Badger. Nel ventesimo anniversario della morte prematura di Ghirri, l’editore inglese Mack ne ha proposto nel 2012 la riedizione anastatica. L’edizione originale rimane comunque molto ricercata e si può trovare per circa 1.000 euro sul web o nelle librerie specializzate, oltre a essere inserita nelle più importanti aste di fotolibri che si svolgono regolarmente nel mondo della bibliofilia