2 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

Ugo Mulas

L’incontro di Ugo Mulas con la fotografia avviene quasi per caso, senza alcun apprendistato. Tra i tavolini del bar Jamaica, il ritrovo dei giovani artisti a pochi passi dall’Accademia di Brera, si parla anche di fotografia. Con lui c’è l’amico Mario Dondero, compagno di molte avventure – insieme realizzeranno dei reportage –. Chi vuole fare il fotogiornalista, chi documentare il Nord industriale, chi la desolata edilizia popolare della periferia. Rigorosamente in bianco e nero, le sue prime fotografie sociali danno subito rilievo di una spiccata sensibilità estetica e curiosità intellettuale. Inizia nel 1954 a frequentare la Biennale di Venezia, divenendone ben presto il fotografo ufficiale – la collaborazione durerà fino al 1972 –. La sua è stata una vita dedicata a questo medium di ricerca e straordinario linguaggio visivo. È ricordato per le immagini dedicate agli artisti e all’interpretazione dell’arte – avrà modo di documentare, tra gli altri, il lavoro di Frank Stella, Fontana, Lichtenstein e Rauschenberg – e per un’intensa attività di sperimentazione.
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Immagine in evidenza Lucio Fontana, 1964 – Fotografia Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas

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