29 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

Paris de Nuit. Fotografie di Brassaï. Una felice alchimia ha prodotto un’icona dell’epoca d’oro dell’editoria europea: Paris de Nuit , il primo fotolibro di Gyula Halasz, che dalla Transilvania si trasferì a Parigi nel 1924, dopo aver frequentato le Accademie di Belle Arti di Budapest e Berlino e assunto lo pseudonimo di Brassaï, dalla città di Brassò, dove era nato nel 1899. Giornalista, fotografo, disegnatore, poeta, scultore, scrittore, film-maker  e scenografo: intellettuale a tutto tondo, profondamente inserito nel clima culturale e artistico della capitale del XX secolo, come la definì Walter Benjamin, Brassaï era rimasto colpito dalle immagini di Atget che documentavano la trasformazione della città, convinto che la fotografia fosse lo strumento ideale per la narrazione del mondo oscuro della Ville Lumiére scoperto durante le sue peregrinazioni notturne. Nel 1929 acquistò una Voigtlander Bergheil 6×9 a lastre, con ottica Heliar 105mm, allestì nel suo hotel una camera oscura e studiò, da autodidatta, tutti i testi di tecnica e chimica fotografica disponibili, seguendo sempre personalmente le fasi di sviluppo e stampa delle sue fotografie. Per realizzare il suo progetto, Brassaï frequentò, con la medesima complicità e partecipazione, tutti i luoghi e gli ambienti sociali, dai più umili ai più trasgressivi, dai più poveri ai più ricchi e aristocratici. Voleva restituire una nuova percezione della città, come se si scoprisse per la prima volta, forte del pensiero che «la notte non ci mostra le cose, ma le suggerisce e ciò ci disturba e sorprende». Il suo è uno sguardo diretto in un paesaggio trasfigurato dalla modernità della luce elettrica, documentato da una poetica fotografica semplice: un treppiede in legno, un’ottica fissa, un cordino per controllare la distanza e il tempo di posa scandito dalla durata di una o più sigarette a seconda della luce ambientale, corretta da un sapiente uso, open flash , di lampi al magnesio. Accompagnato da altri irriducibili flâneur, come i suoi amici Jacques Prévert, Henry Miller, Leon-Paul Fargue e Raymond Queneau, il fotografo affinò, work in progress , la propria tecnica nelle notti parigine, ricche di incontri e di scontri con un mondo non sempre amichevole; furti e aggressioni non mancarono, portandolo a realizzare, sia in esterni che in interni, immagini di straordinaria suggestione, che la luce e il magnesio scolpivano in forme nitide, ma morbidamente plastiche e scultoree.

Brassaï e il fotolibro Paris de Nuit

Brassaï, dopo due anni di riprese, mostrò un centinaio di queste fotografie a Charles Peignod editore di Arts et Metiers Graphiques , che accettò di pubblicare il fotolibro con le più moderne tecniche di riproduzione in héliogravure . Il montaggio e una grafica d’avanguardia, con fotografie a piena pagina senza didascalie, fecero il resto. La legatura a spirale permise una perfetta planeità del libro aperto e una lettura più efficace della sequenza e dei dettagli. La qualità degli inchiostri dona una straordinaria profondità dei neri, la scansione dei grigi e la brillantezza delle luci rimangono esemplari a tutt’oggi, realizzando secondo Martin Parr e Gerry Badger «probabilmente la più splendida stampa mai vista». Paris de Nuit  fu un successo editoriale e di critica e diede il via al filone della fotografia notturna che influenzò fotolibri importanti a partire da Night in London  (1938) di Bill Brandt e costituì una svolta determinante nella vita professionale di Brassaï. L’edizione del 1933 escludeva le immagini più esplicite della Parigi trasgressiva fatta di bordelli, prostitute, fumerie di oppio e ritrovi di omosessuali e lesbiche, che Brassaï era riuscito a fotografare conquistandosi la fiducia e la complicità del popolo della notte. Solo nel 1976 l’editore Gallimard pubblicò la versione integrale di Brassaï . Le Paris secret des années 30 . Un buon esemplare di questo seminale fotolibro-oggetto – il suo punto fragile è nella legatura a spirale che ne può compromettere l’integrità –, si può trovare a 1.500/2.000 euro

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