19 Agosto 2019 di Vanessa Avatar

Il fotolibro: Viaggio in Italia a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati è stato pubblicato in occasione della mostra tenuta nel gennaio- febbraio del 1984 presso la Pinacoteca provinciale di Bari, e rappresenta il manifesto della nuova fotografia di paesaggio, raccolta attorno alla figura carismatica di Luigi Ghirri, autore capace di coagulare attorno a questo progetto una sensibilità e uno sguardo condivisi nel leggere, attraverso la fotografia, la realtà del belpaese costretto a fare i conti con una rapida antropizzazione e trasformazione del territorio. Una mostra itinerante fino a Reggio Emilia, di trecento fotografie, con il catalogo che propose in copertina una semplice carta geografica:  «un’immagine che sembrava volersi sbarazzare dei riferimenti artistici e letterari. L’Italia appariva semplicemente come un luogo geografico della terra», scriveva Giorgio Messori. Viaggio in Italia  è il racconto corale, non sempre omogeneo, ma vitale, che volle rifondare il linguaggio fotografico accettando la banalità e rifiutando abbellimenti e indulgenze per mostrare, secondo Celati, «il mondo così com’è», nella consapevolezza che la fotografia non poteva più essere semplice illustrazione, ma era costretta a riflettere su se stessa e sui propri codici.

Viaggio in Italia a cura di Luigi Ghirri, Gianni Leone, Enzo Velati: «il fotolibro più nuovo sull’antropologia del paesaggio, non solo in Italia»

Quintavalle, in Appunti , ripercorre la storia della fotografia di paesaggio e indica questo fotolibro come: «il più nuovo sull’antropologia del paesaggio, non solo in Italia», che fa i conti con il mito dei «viaggiatori delle immagini», che dal Grand Tour  ha costruito un immaginario visivo confluito nella retorica del pittoresco e del suggestivo fin nei circoli fotografici di impronta crociana ambiguamente combattuti tra pittorialismo e realismo. Quintavalle cita le Verifiche  di Mulas e New Photography USA , da lui organizzata nel 1971, come momenti di formazione della nuova fotografia italiana per un’iconografia che rifiuta il falso e l’irreale della cartolina, per puntare lo sguardo sui confini della città diffusa, sui margini della campagna, fino agli spazi vuoti e desolati. Quentin Bajac spiega bene la preoccupazione curatoriale di Ghirri: «promuovere una generazione: la sua, quella dei fotografi nati per la maggior parte tra il 1940 e il 1955, con cui intrattenere un rapporto di prossimità, quando non di amicizia, e con il cui lavoro sente delle affinità. Proponendo una pratica modesta della fotografia all’ascolto del mondo e rispettosa di esso, esprimendo una certa empatia nei confronti del suo soggetto». Ghirri rimase fondamentalmente fedele all’approccio al reale nella lezione delle «carezze fatte al mondo» di Walker Evans e Paul Strand e, per dirla con le parole di Rossellini: «cercando un’immagine semplice, per mostrare senza dimostrare», accettando l’ovvio e il banale come realtà del paesaggio umano in cui viviamo, nel «bisogno di scoprire la normalità della cose, antieroica, antimitica, quotidiana e non retorica», come sostenne vent’anni dopo Gabriele Basilico. Viaggio in Italia  si propose così, autorevolmente, all’interno del dibattito internazionale sulla fotografia di paesaggio scaturito con la mostra americana New Topographics. Photographs of a man altered landscape  del 1975, portando a importanti e felici sviluppi, come L’archivio dello spazio  per la Provincia di Milano e l’emiliana Linea di Confine . L’importanza di questo fotolibro è ribadita a ogni anniversario con pubblicazioni e convegni, ma l’invenduto dell’edizione originale, pubblicata da una piccola casa editrice, finì al macero anche per i problemi distributivi che affliggono l’editoria italiana. Per questa ragione Viaggio in Italia  è diventato una rarità bibliografica di difficile reperibilità e per cifre che raggiungono i 600-800 euro.

A cura di Vittorio Scanferla

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