2 Giugno 2019 di Vanessa Avatar

primi anni li trascorre a pochi chilometri da Belluno, nel piccolo centro di Sois. Arriva a Milano nel 1938 e inizia a lavorare prima come telefonista e poi alla Magneti Marelli. Durante la guerra è deportato in Germania e nel 1944 scopre la passione per la fotografia utilizzando delle attrezzature di fortuna ritrovate tra le macerie di Norimberga. Da narratore curioso e determinato, rientrato a Milano, racconterà il dopoguerra e la trasformazione della città. Il 1953 è l’anno del suo ingresso a Epoca – il primo a essere assunto –. A lui dobbiamo le straordinarie testimonianze della rivolta d’Ungheria del 1956, della spedizione di Walter Bonatti in Siberia nel 1962 e dei cambiamenti culturali e sociali che segnarono la seconda metà del Novecento – rimane ancora impressa nella memoria lo scatto Gli italiani si voltano (Milano, 1954) con una giovane Moira Orfei –. Magnifici sono i ritratti alle dive della seconda metà del Novecento – indimenticabili quelli dedicati a Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sophia Loren –. La macchina fotografica faceva parte della sua anatomia, come il naso e le orecchie, ebbe a scrivere l’amico Bruno Munari. Ha partecipato alla mostra The Italian Metamorphosis, 1943-1968 al Guggenheim Museum ed è stato invitato al Photo Salon del Japan Camera Industry Institute di Tokyo. Numerosissime, le mostre personali e quasi cento libri pubblicati. La sua vita si spense in una clinica milanese a pochi giorni dal suo novantesimo compleanno

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