Simbolo gastronomico di Napoli
Dal dopoguerra a Sophia Loren, storia della pizza fritta napoletana.
Se la pizza è il simbolo gastronomico di Napoli riconosciuto in tutto il mondo, la pizza fritta è
una specialità partenopea che fa tornare alla mente gli anni difficili del dopoguerra e la creatività del popolo napoletano.
Pochi soldi e l’oro di Napoli, ne prendo in prestito il titolo, non me ne voglia De Sica, venduto a ogge a otto,
quando la miseria la faceva da padrona e la pizza, quella classica, cotta nel forno a legna e condita con pomodoro e mozzarella,
era diventata un lusso, sfamava il popolo napoletano.
Figlia della zeppola, quella raccontata per la prima volta nel lontano Cinquecento da Giovan Battista del Tufo,
che l’ambulante porgeva “co lo mele”. Infilate in ramoscelli, a mostrarle un testo di De Boucard, le dolci ciambelle inzuccherate,
delizia e spasso della nobilissima città di Napoli, ben presto cedettero il passo alle versioni salate e più sazianti.
Complice il genio della fame, dalle bianche frittelle col buco si arrivò a quelle che in vernacolo si chiamano pizzelle ‘e pasta crisciuta.