8 Maggio 2023 di alpo Avatar

SPAZIO SOLIDO ospita “Il Primo Universo” una mostra dedicata alla simbologia del nido, attraverso un progetto della fotografa Giulia Fedel che esplora con delicatezza e grande forza evocativa la dimensione intima dell’assenza.

Il Primo Universo: una ricerca visiva sulla simbologia del nido

Le immagini esposte, 36 still-life di nidi vuoti sospesi su fondo nero, definiscono un registro visivo ambiguo dove convivono precarietà e immanenza: la loro rappresentazione pone in evidenza l’immagine archetipica del nido che emerge dall’oscurità, dilatando la sequenza dei ritratti naturali per stimolare l’osservazione delle loro architetture minute. I dettagli si espandono e si sommano in una ripetizione precisa e ricorrente di gesti arcaici di costruzione, che rimandano alla continuità della lotta dentro la vita.

Perché il progetto fotografico parla della vita dell’autrice: i nidi sono stati tutti raccolti da sua madre, durante lunghe camminate esplorative tra Montello e Piave.
“La raccolta del nido si fa atto simbolico: in questi luoghi proteggo con lo sguardo mia madre mentre attraversa il paesaggio, seguendo il suo cammino dalla giusta distanza. Nei nidi ritrovo il territorio che abbiamo attraversato insieme, quello reale ma soprattutto quello più intimo e interiore. Il nido, simbolo circolare dell’abitare primordiale diventa così luogo dell’anima e della relazione” sottolinea la fotografa Giulia Fedel.

La dimensione visiva dei nidi vuoti sottintendente un abbandono, una forma universale di nostalgia che viene connotata in modo personale dall’unicità di ogni inviluppo.
I nidi sono parte integrante di un contesto e insieme degli objet trouvé che custodiscono le ricognizioni spaziali della madre dell’autrice. Questi oltre a contenere l’intimità di un legame profondo tra madre e figlia, rappresentano la proiezione sul mondo esterno al loro nucleo emotivo.

“Il Primo Universo” costituisce così un registro visivo di assenze, e nel farlo ricostruisce un’architettura invisibile di forze, di tensioni che tengono insieme i singoli frammenti naturali presenti nel nido e nelle circostanze famigliari. Le foto restituiscono una condizione di protezione e di abbandono della stessa, lasciano all’osservatore uno spazio di occupazione possibile del destino delle vite, e ci riportano inevitabilmente ad una condizione primaria, al potere della prima infanzia, al primo universo che ci ha accolto.

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