Parte Terza
Ma le ore passarono invano e prima che l’oscurità divenisse fonda se ne andò. Per mesi ripassò di lì tutti i giorni, ma la scena era la stessa, finché l’asciugamani divenne un cencio lacerato dal vento che volò via lontano e solo in quell’istante il fotografo riconobbe l’effigie del suo volto in quel panno che il vento ormai spingeva su in alto finché raggiunse le nuvole e in esse scomparve.
(tratto dal libro Fotografia come terapia di Anna D’Elia)