29 Luglio 2019 di Vanessa Avatar

Presso Palazzo Viceconte si terrà un finissage dal titolo “A cosa serve la fotografia?”, a cura di Pino Bertelli e Maurizio Rebuzzini, in occasione della chiusura della mostra “Oliviero Toscani, don Milani, la scuola di Barbiana e il Sessantotto”, allestita a Matera nell’ambito del progetto fotografico Coscienza dell’Uomo.
A 20 giorni dall’inaugurazione, la mostra di Toscani rappresenta ancora una volta occasione per riflettere sul senso della fotografia, sulla professione del reporter e su cosa significhi oggi fermare una immagine. Partendo dagli scatti che compongono l’esposizione, da quelli in bianco e nero di don Milani e la scuola di Barbiana al ritratto della modella francese Isabelle Caro nella sua tragica magrezza, Rebuzzini e Bertelli avranno l’opportunità di approfondire i contenuti della mostra e ancor più di fermarsi a dialogare e riflettere con il pubblico su cosa sia la fotografia. Cosa abbia rappresentato ieri, e in che direzione stia procedendo oggi. Chi è il fotografo? È colui che cattura una immagine, certo, che ritrae una persona, che ferma un momento. Ma perché lo fa? Cosa spinge un uomo a scattare una foto? Quale sentimento lo anima?

A cosa serve la fotografia? Cosa spinge un uomo a scattare una foto? Quale sentimento lo anima?

Da sempre promotrice di un modo diverso di intendere e fare fotografia, Coscienza dell’Uomo torna ancora una volta sul tema dell’etica dell’immagine proponendo un incontro che è nuova occasione per riflettere sulla fotografia intesa come strumento per risvegliare le coscienze e combattere la deriva culturale e morale di cui l’uomo oggi è, al tempo stesso, vittima e artefice per quella pericolosa quanto diffusa etica dell’apparire. Le fotografie di Toscani, irriverenti e provocatorie come la sua mostra, rappresentano solo uno spunto, un pretesto per chiedersi “a cosa serve la fotografia oggi?”. È puro ritratto? O esigenza estetica? È mostra di sé? Oppure forse può essere strumento di denuncia, occasione di impegno civile, opportunità di raccontare la realtà per sbattere in faccia all’uomo quanto si sia pian piano allontanato da se stesso? “Spiegare l’uomo all’uomo e ogni uomo a se stesso”, scriveva Edward Steichen a proposito del ruolo della fotografia. Un punto di vista pienamente condiviso da Francesco Mazza, promotore di Coscienza dell’Uomo, e dai relatori che, in occasione dell’incontro di lunedì, porteranno ancora una volta la discussione nella direzione di una fotografia della coscienza. “Testimone del suo tempo”, così si definì Oliviero Toscani per spiegare il senso dei suoi scatti sempre rivolti a raccontare storie piuttosto che a immortalare bei sorrisi, sempre attente a denunciare le falle di una società patinata e artefatta dove apparire sembrava essere l’unico modus vivendi. E testimone del tempo vuole essere anche la fotografia proposta da Coscienza dell’Uomo, che ha voluto porsi non come giudice supremo intento a criticare un modo diverso di fare fotografia, ma piuttosto come voce indipendente intenta a suggerire una strada alternativa da percorrere con l’obiettivo fotografico. Da Toscani ad autori come Diane Arbus, Henrie Cartier Bresson, Lewis Wickles Hine, Jacob Riis, passando per Dorothea Lange, nel percorso tracciato da Rebuzzini e Bertelli diversi saranno gli esempi di chi ha scelto di usare la fotografia non solo per raccontare la storia, ma per provare talvolta a cambiarla. Una fotografia della coscienza, dunque, in antitesi con la fotografia dell’apparenza dalla quale la società odierna è sempre più attratta. Niente assolutismi, nessun indottrinamento. Solo l’esigenza di proporre un punto di vista, di suggerire una strada alternativa. Ancora una volta “un invito a osservare piuttosto di giudicare, a pensare invece di credere”.
In occasione del finissage, la mostra verrà visitata dal gruppo di partecipanti al X corso di certificazione in Metodologia Caviardage, che si terrà a Matera dal 29 al 31 luglio, che ha scelto la mostra di Toscani come oggetto da cui partire per svolgere delle attività didattiche utilizzando i contenuti grafici e testuali esposti, ritenuti affini alla filosofia della disciplina. Creato e diffuso in Italia da Tina Festa, il Caviardage è un metodo di scrittura poetica che aiuta, attraverso un processo ben definito, a scrivere poesie e pensieri non partendo da una pagina bianca, ma da testi già scritti. Sempre più diffuso in Italia, il metodo viene utilizzato come pratica di benessere personale, nella didattica scolastica, nei percorsi socio-educativi o in ambiti terapeutici.
Pino Bertelli, Maurizio Rebuzzini I “A cosa serve la fotografia?”
Palazzo Viceconte, via San Polito 7, Matera
Lunedì 29 luglio ore 18:30 l Ingresso libero

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