28 Ottobre 2019 di Giada Storelli Giada Storelli

«Il poeta Rolfe, vestito come una specie di monaco medievale, si aggirava per Venezia come un’anima in pena, camminando o remando fra i canali e nelle albe tremule della laguna. Lo chiamavano Baron Corvo perché era avvolto in un grande saio nero. È lui a innescare in Corto Maltese la curiosità, la ricerca del favoloso smeraldo, che in realtà è un simbolo esoterico, un misterioso testo, un talismano magico. È lui che fa partire la storia che Hugo Pratt dedica alla sua città». Così si apre il volume Il Gioco delle Perle di Venezia , luogo d’incontro, tra fantasia e realtà, di due grandi personalità della cultura italiana, Gianni Berengo Gardin e Corto Maltese, nato dalla matita di Ugo Pratt. Sulla cornice di una delle più suggestive città italiane, le vite di Corto Maltese e di Berengo Gardin s’intersecano attraverso le avventure del racconto di Marco Steiner, prendendo forma uno dalla mente e dalla mano di Pratt e l’altro dagli scatti di Marco D’Anna. Parte così una caccia al tesoro che oggi, a quarant’anni di distanza dalla pubblicazione di Favola di Venezia , Gianni Berengo Gardin ha deciso di ripercorrere, facendosi guidare da due cultori delle storie del marinaio più famoso d’Italia.

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