2 Agosto 2019 di Vanessa Avatar

Spy Cameras. La ricerca intorno all’apparecchio fotografico non ha sempre seguito la via della funzionalità e della maneggevolezza, di tanto in tanto costruttori bizzarri hanno fabbricato strumenti che non seguivano questa logica bensì cercavano altre caratteristiche. L’universo delle macchine fotografiche camuffate in oggetti diversi non è retaggio della Seconda guerra mondiale o delle spie russe o americane; risale a quasi cent’anni prima, quando nel 1862 un certo signor Thomson brevetta e fa costruire da Alain Briois di Parigi il Revolver Photographique Thompson. L’apparecchio aveva la foggia di una pistola in ottone dorato e la canna non era altro che l’obiettivo. Aveva un grande tamburo che racchiudeva una lastra rotonda da 76 mm al collodio; l’otturatore era comandato dal grilletto della pistola e poteva fare quattro esposizioni facendo ruotare la lastra di un quarto di giro dopo ogni esposizione. Pochi anni dopo, nel 1866, Octave Nicour progettava il Photobinocular che fu regolarmente messo in produzione l’anno successivo. Questo apparecchio assomigliava a un grande binocolo da teatro la cui parte sinistra fungeva da macchina fotografica e la destra da mirino ottico. Un ampio caricatore cilindrico, posto su uno dei due corpi, conteneva le lastrine 4×4 cm al collodio secco e dopo ogni esposizione dovevano essere cambiate manualmente prelevandole dal magazzino. Si tratta per entrambi di apparecchi effettivamente costruiti, rarissimi e il cui prezzo supererebbe oggi i cinquantamila euro.

Spy Cameras: gli sviluppi

Bisogna però arrivare alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, con la diffusione delle lastre alla gelatina e delle prime pellicole di celluloide, per scoprire le macchine fotografiche realmente funzionanti e regolarmente disponibili nei negozi di materiale fotografico. Tra il 1888 e il 1910 ne furono proposte di tutte le forme. Un tipo che ebbe successo aveva la sagoma piatta e sottile per essere nascosta sotto la cravatta (Photo-Cravate de Bloch 1890) o sotto il panciotto. Tra i camuffamenti più semplici vi erano quelli somiglianti a un pacco postale o a una borsa. Il costruttore inglese Enjalbert aveva ideato una custodia per contenere il proprio apparecchio Alpiniste con l’aspetto di una piccola borsa da viaggio dalla quale fuoriusciva discretamente l’obiettivo. Pochi anni prima, egli aveva fabbricato una bellissima pistola fotografica, il Photo-Revolver de Poche, molto somigliante a un’arma da fuoco. A tal proposito, Josef Maria Eder, nel suo libro La Photographie instantanée (1888), scrisse: «Il revolver fotografico ha lo svantaggio di spaventare la gente sul quale è puntato; ancora una volta, l’innocente fotografo è esposto ai disagi di un equivoco da parte della polizia». Nell’ultimo decennio dell’Ottocento furono presentati dei modelli con la forma di un cesto da picnic (Aptus Pic-nic Basket detective) o mascherati in un’elegante borsa di coccodrillo. Questa tipologia di apparecchi fu definita detective e negli anni, semplificati nel meccanismo, divennero di comune produzione. Alcune ideazioni risultavano particolarmente complesse. Si ricordano quelle nascoste nel manico di un bastone da passeggio. La più nota era il Ben Akiba del 1903, capace di ben venti esposizioni. L’otturatore scattava tirando una manopola sotto l’impugnatura. Il libro, per la forma, era considerato un contenitore ideale. Con il suo Photo-Bouquin Stéréoscopique, Edmund Bloch nel 1904 ne inventò uno che aveva la prima pagina apribile con le istruzioni per l’uso.

Spy Cameras: Watch Camera

Un’ultima tipologia molto amata dai costruttori di apparecchi fotografici concealed fu quella dell’orologio. Non erano ancora stati inventati gli orologi da polso e gli orologi da taschino erano abbastanza ampi da poter celare il meccanismo di una fotocamera. Probabilmente il primo esemplare fotografico fu quello ideato dalla J. Lancaster & Sons nel 1886 e denominato Watch Camera. Progettato per assomigliare a un orologio da tasca, era facilmente occultabile nel panciotto. Aveva la struttura in metallo lavorato e nichelato e il suo corpo era estraibile tramite un soffietto costituito da sei anelli telescopici a molla. L’obiettivo era un semplice menisco controllato da un otturatore rotante nei primi modelli e, negli ultimi, da un otturatore a ghigliottina. Nel 1889 fu realizzata la versione lady. Oggi, non più di mezza dozzina di questi oggetti è in mano a musei e collezionisti. Un pocket watch che ebbe una notevole diffusione fu quello inventato da un assistente di Thomas Edison, William K.L. Dickson e fabbricato dalla Presto Camera. Il Magic Photoret conteneva una lastrina da 44 mm sulla quale si potevano impressionare sei immagini. L’otturatore era armato e fatto scattare girando il bottone di carica del finto orologio. Il maggior successo lo ebbe Magnus Niell, un ingegnere di origine svedese che progettò e brevettò nel 1904 la Ticka Watch Camera. Aveva l’aspetto di un grosso e semplice orologio da tasca, senza quadrante. Era praticamente una scatoletta rotonda argentata e al suo interno era posizionato un piccolo caricatore simile a quello della Minox degli anni Settanta e l’obiettivo era dissimulato nel bottone di carica. Aveva un otturatore a ghigliottina montato subito dopo la lente. Posta in vendita nel 1906 la Ticka ebbe grandi estimatori dato che era facile da caricarsi e semplice da usare; la focale era così corta che tutto era a fuoco.

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