Steve Mccurry, membro della storica agenzia Magnum, è oggi una delle voci più rappresentative della fotografia contemporanea con decine di libri e innumerevoli mostre in tutto il mondo

16 Dicembre 2018 di Vanessa Avatar

Steve Mccurry un’icona della fotografia 

Steve Mccurry, membro della storica agenzia Magnum, è oggi una delle voci più rappresentative della fotografia contemporanea con decine di libri e innumerevoli mostre in tutto il mondo. Nato nei sobborghi di Philadelphia, studia cinema e storia alla Pennsylvania State University. Dopo anni come freelance compie il primo di una lunga seria di viaggi in India insieme alla sua macchina fotografica. Dopo diversi mesi si trova a passare il confine con il Pakistan. In quella occasione incontra un gruppo di rifugiati afghani che gli permettono di entrare clandestinamente nel loro Paese, proprio nel periodo in cui l’invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali.

Steve Mccurry protagonista nei più importanti premi del mondo della fotografia

Ma con abiti tradizionali e una folta barba, riesce a trascorrere settimane tra i mujahidin, riuscendo a mostrare a tutto il mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan. Da allora non ha mai smesso di documentare l’uomo e le culture nel mondo. Con la sua fotocamera, ha coperto molte zone interessate dai conflitti come quelli a Beirut, Cambogia, Filippine, la Guerra del Golfo, l’ex Jugoslavia, l’Af-ghanistan e il Tibet. Il talento e lo stile di McCurry sono stati protagonisti nei più importanti premi del mondo della fotografia: Robert Capa Gold, il National Press Photographers e quattro volte il primo premio del World Press Photo. Un particolare capolavoro del fotografo è il ritratto di Sharbat Gula, la ragazza afgana dagli occhi verdi incontrata in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan. Pubblicata nel 1985 sulla copertina del National Geographic, è ancora oggi considerato lo scatto più conosciuto al mondo. McCurry è uno dei più apprezzati reporter del novecento proprio perché in trent’anni ha attraversato i sei continenti e innumerevoli Paesi con il desiderio di raccontare la vita dell’uomo, di dar luce alle vicende del mondo e di dar voce a chi non ha voce. I suoi sono progetti di esplorazione e di narrazione che attraversano la violenza della guerra, le antiche tradizioni e la cultura contemporanea. Le fotografie a colori, dal forte potere evocativo, lo collocano nel solco della migliore tradizione documentaria.

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