8 Febbraio 2021 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Senigallia omaggia Mario Giacomelli, maestro della fotografia del Novecento di cui, lo scorso anno, si è celebrato il ventennale della scomparsa. Un’ala del Palazzo del Duca sarà, infatti, destinata a un’esposizione permanente delle sue opere donate negli anni Novanta dall’artista stesso al Comune. Si potranno così ammirare circa ottanta fotografie selezionate e allestite in collaborazione con gli archivi Giacomelli, rappresentati dai due direttori Simone Giacomelli e Katiuscia Biondi, immergendosi nell’universo poetico e artistico del grande fotografo senigalliese, esplorato attraverso una lettura innovativa che ne sottolinea temi e suggestioni.

Mario Giacomelli, Passato, Courtesy Museo Comunale d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia, Senigallia © Archivio Mario Giacomelli – Rita Giacomelli

“Giacomelli parte dalla realtà non per documentarla con pretesa oggettività, ma per innalzare il particolare all’universale, per dirigere il tempo verso l’infinito circolare dell’eterno ritorno”, scrive Katiuscia Biondi. “Usa la fotografia per immergersi nel mondo, e nelle proprie viscere, riconoscendo egli stesso trattarsi di una sorta di rito purificatorio. I singoli scatti sono fotogrammi insolubili di un unico racconto, quello della sua vita e del suo rapporto con il mondo, e ogni foto rimanda alle altre in un’unità stilistica simbolica e segnica che solo un maestro sa perseguire con tanta coerenza e potenza evocativa”.

Mario Giacomelli, Caroline Branson da Spoon River, Courtesy Museo Comunale d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia, Senigallia © Archivio Mario Giacomelli – Rita Giacomelli

Mario Giacomelli: la mostra temporanea

Alla collezione permanente si affianca una mostra temporanea, La realtà del sogno, che potrà essere visitata fino al 3o maggio a Palazzetto Baviera. Attraverso opere selezionate di Mario Giacomelli, Ferruccio Ferroni e Giuseppe Cavalli provenienti dalle Civiche raccolte, accanto ai loro discepoli ed epigoni, il percorso espositivo vuole documentare quel “laboratorio senigalliese” che fu il Gruppo Misa – fondato da Cavalli nel 1954 e a cui Giacomelli aderì per un breve periodo –, indagandone il contributo fondamentale al dibattito di metà Novecento sulle funzioni e le estetiche della fotografia.

Facendo suo l’insegnamento del maestro Cavalli, per una fotografia liberata dal puro documento ché non esiste un mondo al di là del nostro sguardo, Giacomelli porta questa visione all’eccesso, nel suo modo drammatico di far risuonare il reale. Katiuscia Biondi

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