21 Marzo 2019 di Vanessa Avatar

Quasi contemporaneamente alla pubblicazione del volume Mosca di William Klein (1964) – di cui si è parlato in questa stessa rubrica viene pubblicato in Italia, nel 1965, Milano, con fotografie di Giulia Pirelli e Carlo Orsi e con una presentazione di Dino Buzzati. Il progetto su Milano fa pensare che in qualche modo gli autori italiani abbiano fortemente sentito l’influenza dirompente del linguaggio – sia fotografico sia di impaginazione – di Klein, che aveva dato alle stampe nel 1956 il suo primo volume, New York  concepito in modo nuovo e con cui si era imposto a livello internazionale. Ricordiamo che New York, e i successivi volumi di Klein dedicati alle grandi capitali, fu concepito in grande formato e con un’impaginazione a dir poco vivace, con fotografie al vivo o assemblate secondo un criterio apparentemente anarchico, fuori dalle consuete gabbie grafiche. Questa scelta esaltava il linguaggio fotografico del grande fotografo americano, caratterizzato dall’immediatezza dell’immagine in cui spesso i soggetti interloquiscono con il fotografo che, grazie anche a un uso maggiore o consueto del grandangolo, pare entrare direttamente nella scena. In un modo molto simile viene concepito il volume su Milano, anche in questo caso ricorrendo al grande formato, in cui un’impaginazione vivace presenta fotografie sgranate, con forti contrasti, adeguate a un linguaggio che non poteva più essere quello pacato del reportage tradizionale, dove le immagini erano il frutto di calcolati equilibri formali. La tradizione fotografica italiana, d’altra parte, discendeva dai due grandi filoni del linguaggio fotografico nazionale: il formalismo, che aveva dominato nella fotografia cosiddetta artistica, e l’impronta neorealista che aveva caratterizzato tutto il periodo del dopoguerra.

Milano, con fotografie di Giulia Pirelli e Carlo Orsi e con una presentazione di Dino Buzzati

Le fotografie sul capoluogo padano realizzate da Carlo Orsi (per la maggior parte) e da Giulia Pirelli sono dunque caratterizzate da un linguaggio eclettico che spazia dalla documentazione neorealista alla sperimentazione grafica, raccontando di una città in piena espansione, con le sue contraddizioni, i primi grattacieli e le vecchie case di ringhiera, la neonata metropolitana e le periferie sterminate e informi, con i suoi luoghi deputati alla frequentazione della folla – la Stazione Centrale, Piazza Duomo, lo stadio di San Siro… – e con i più raccolti angoli di una città ottocentesca: in questo contesto visivo si inseriscono le pagine iniziali con gli appunti in forma di poesia di Dino Buzzati, uno dei più grandi scrittori e giornalisti italiani del dopoguerra. Giulia Pirelli e Carlo Orsi sono due figure di operatori visivi legati a una Milano illuminata, capace di esaltare i suoi pregi ma anche di analizzare i limiti e i problemi connessi alla veloce espansione socio-economica. Si tratta di temi e paesaggi consueti, relativi allo sviluppo rapido di una grande città che risorge dalle distruzioni del dopoguerra per candidarsi a città guida dell’economia italiana negli anni del boom economico. Quasi cinquanta anni dopo Milano è diventata una città completamente diversa: le fabbriche e le nebbiose e malinconiche periferie non esistono più, sostituite da luccicanti centri commerciali, e la struttura economico-sociale si è trasformata, con la città-fabbrica diventata città dei servizi, segnata da profonde trasformazioni urbanistiche che negli ultimi anni ne stanno modificando lo skyline. Anche la pubblicistica fotografica è del tutto cambiata e se in quegli anni Sessanta la pubblicazione di un libro fotografico in Italia costituiva un evento, oggi sono numerosissime le pubblicazioni specifiche: mi pare che manchi, però, un volume fotografico che davvero racconti in modo nuovo la Milano dei nostri giorni

Milano, Fotografie di Carlo Orsi e Giulia Pirelli;
presentazione di Dino Buzzati; grafica Giancarlo Iliprandi;
pagine 90, formato 30x40cm.
Bruno Alfieri editore, Milano, 1965

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