2 Ottobre 2021 di Elisabetta Agrati Elisabetta Agrati

Dal 6 ottobre, Palazzo Sarcinelli a Conegliano (TV) ospita alcuni degli scatti più noti di Steve McCurry, riuniti nella mostra Icons. A cura di Biba Giacchetti, la mostra offrirà al visitatore l’occasione di immergersi nello stile e nella poetica del grande fotografo.

Che afferma: «La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana».

Steve McCurry

Uomini con maschere d’argilla, Papua Nuova Guinea, 2017 © Steve McCurry

Le icone di Steve McCurry

Attraverso più di cento immagini, la mostra ripercorre le grandi tematiche e i più incredibili scenari incontrati da McCurry nel corso della sua attività. A partire dall’Afghanistan, Paese che il fotografo ha visitato e documentato più volte.

A Palazzo Sarcinelli il percorso si apre con un ritratto inedito ed emozionante di Kabul, realizzato nel 1992. Della capitale e dell’Afghanistan in genere, Steve McCurry racconta i lati più crudi, la guerra, le violenze, le segregazioni. Ma anche l’uomo: dai minatori di Pol-e-Khomri al fotografo ritrattista di strada a Kabul, fino ai bambini che affollano il bagagliaio di una Chevrolet degli anni Cinquanta.

C’è poi l’India, con i suoi volti, i suoi colori, la sua umanità. Restituiti dagli scatti del fotografo, capace di raccontare la complessità di un Paese dalla cultura enorme, attraversato però da pesanti contraddizioni. Da qui, il viaggio prosegue verso lo Sri Lanka, la Papua Nuova Guinea, lo Yemen, il Kashmir, l’Italia, il Giappone e molti altri. Luoghi del mondo che Steve McCurry non si è mai limitato a documentare con sguardo distaccato. Ma di cui ha saputo cogliere l’anima.

La ragazza afgana

Tra le icone di Steve McCurry non poteva mancare uno dei suoi ritratti più celebri, La ragazza afgana. Scattata in Pakistan, in un campo profughi vicino a Peshawar, e pubblicata nel giugno del 1985, la fotografia è diventata simbolo della tragedia dell’Afghanistan e della dignità con cui il suo popolo ha affrontato la guerra e l’esilio.

Steve McCurry

Sharbat Gula, Peshawar, Pakistan, 1984 @ Steve McCurry

La fotografia ha una genesi quasi casuale. Un giorno, passeggiando per il campo Nasir Bagh, Steve McCurry sentì delle giovani voci provenire da una tenda adibita a scuola e si avvicinò chiedendo all’insegnante il permesso di immortalare con la sua macchina fotografica la lezione in corso. Ottenuto il permesso, il fotografo venne subito colpito dagli occhi magnetici di un’allieva che rimaneva un po’ defilata.

“Mi accorsi subito di quella ragazzina. Aveva un’espressione intensa, tormentata e uno sguardo incredibilmente penetrante – eppure aveva solo dodici anni. Siccome era molto timida, pensai che se avessi fotografato prima le sue compagne avrebbe acconsentito più facilmente a farsi riprendere, per non sentirsi meno importante delle altre”.

Il fotografo non conosceva il nome di quella ragazza (Sharbat Gula, come scoprirà solo quindici anni dopo). Eppure il ritratto evidenzia un’empatia, un legame, testimoniando la capacità di McCurry di stabilire un intenso, seppur effimero, rapporto con i propri soggetti.

Info

La mostra è organizzata da ARTIKA, in collaborazione con Sudest57 e Città di Conegliano. Sarà ospitata a Palazzo Sarcinelli a Conegliano (TV) dal 6 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022.

Orari: dal mercoledì al venerdì, ore 10-13 e 15-18; sabato, domenica e festivi, ore 10-19.

www.artikaeventi.com

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